La protesta è partita dal Lido, ma da qui si è rapidamente diffusa anche agli Alberoni, a piazzale Roma e in centro storico. Si è formato un gruppo WhatsApp per condividere messaggi e foto della mobilitazione.
Sono così già una decina, in pochi giorni, gli edicolanti in cittàche hanno fatto fronte comune: decidendo di esporre all’incontrario (nella foto) le locandine dei giornali. Chi in queste mattine si è recato in edicola a comprare i giornali, di primo acchito, può aver pensato ad un errore. Invece si trattava di una scelta voluta. E la consegna del vari allegati gratuiti avviene solo se espressamente richiesti dal cliente.
Se l’intento era quello di accendere i riflettori sul mondo delle edicole e sulle difficoltà degli edicolanti, un primo risultato positivo è stato raggiunto incassando la solidarietà di moltissimi clienti.
La crisi del settore è evidente. Edicole sempre più spesso costrette a chiudere. Guadagni sempre più esigui e mancanza di un ricambio generazionale. Così è partita la protesta da parte di un proprietario di un chiosco edicola del Lido, che poi si è via via allargata.
<Un po’ per la concorrenza del web che attrae sempre più persone – spiega l’edicolante lidense – un tipo di informazione parziale e superficiale, più finalizzata a raccogliere il maggior numero di visualizzazioni. Si aggiunga che le nuove generazioni non sono interessate alla lettura dei giornali. Infine un quadro contrattuale sempre più anacronistico, mai cambiato in tutti questi anni. Tant’è che per noi edicolanti il compenso per l’inserimento degli inserti gratuiti è rimasto sempre di 0,0037 euro a copia. Senza contare la totale chiusura da parte della Fieg (Federazione Italiana editori italiana) ad aprire un serio tavolo per il rinnovo dell’accordo nazionale oramai scaduto da dieci anni. Un accordo da ridiscutere il prima possibile, che possa in parte compensare il calo delle vendite e soprattutto lo spropositato aumento dei costi di gestione> . Un primo segnale è stato lanciato. Ora l’ultima parola passa però agli editori che dovrebbero dimostrare con i fatti il loro interesse a salvaguardare la rete di vendita con il giusto riconoscimento economico. (L.M.)