Quindici anni fa – era il 9 gennaio 2004 – moriva Norberto Bobbio, eminente figura di intellettuale del Novecento.
Per un umile (e molto riduttivo) ricordo, mi richiamo a tre termini:
DUBBIO. Bobbio: l’uomo del dubbio, un dubbio “aperto”, che rimuove ogni idea di certezza definitiva, di facili sicurezze. Un dubbio costruttivo, per ricercare in continuazione, per tentare sempre di sbagliare di meno. Ma non un dubbio “sterile”, ripiegato, poiché le idee di Bobbio sono forti, plurime, a volte scomode ed hanno coinvolto, nel tempo, migliaia e migliaia di studiosi.
DEMOCRAZIA. Il pensatore torinese è stato un grande difensore della democrazia: nonostante la crescente tecnocrazia, nonostante il sovraccarico burocratico, l’onda montante delle domande a cui è esposta, la democrazia ha resistito contro ogni tendenza autarchica o, peggio, autoritaria: “… il contenuto minimo dello stato democratico non è venuto meno ” scriveva Bobbio.
MITEZZA. Era la virtù da lui “elogiata”; virtù vicine sono, a suo dire, la semplicità e la misericordia. La prima è presupposto della mitezza e la mitezza, a sua volta, è presupposto della misericordia. Lui – lo confessava – non si considerava un uomo mite: troppo spesso, come diceva, era “… in preda alle furie (dico “furie” e non “eroici furori”) “; ma amava le persone miti “… perché sono quelle che rendono più abitabile questa “aiuola” “. Mitezza: la più anti-politica delle virtù, detto da una persona che la politica l’aveva studiata per una vita intera.
Come sempre, in occasione di anniversari, sarebbe bello conoscere come Bobbio considererebbe i nostri giorni: a ciascuno il proprio tentativo di risposta, per cercare, anche per questa via, di progredire assieme.
Renato Omacini