Qui di seguito l’augurio che il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia rivolge a tutti per l’anno che sta per iniziare.
«Dopo il messaggio spirituale del giorno di Natale desidero offrire ora una breve riflessione che vuol essere un augurio a tutti, indirizzandomi in modo particolare alla città di Venezia e a tutta l’amata Diocesi.
Lasciano pensosi, al termine di questo 2018, le analisi di istituti specializzati che ritraggono un Paese (l’Italia) incerto, precario e, soprattutto in alcuni segmenti di popolazione, purtroppo incattivito e rancoroso (sic!); un Paese disilluso, impaurito e che si percepisce povero di vere e concrete prospettive.
L’augurio, per il 2019, è quindi di saper ritrovare insieme – e sottolineo “insieme” – la spinta per rialzarci; uno scatto di fiducia (motivata) in sé e negli altri, ricuperando la speranza e la voglia di portare avanti progetti comuni e, soprattutto, condivisi.
Recuperare uno sguardo riconciliato e costruttivamente critico, capace di creare occasioni d’incontro su temi di ampio respiro per la persona, la famiglia, la società e la buona politica, sia in ambito locale sia nazionale, riscoprendo le ragioni del vivere comune per crescere insieme, gettando le basi per edificare – come fu in certi periodi del passato più o meno recente – a beneficio di ciascuno di noi (la nostra generazione) ma, in particolare, dei più giovani (le generazioni di domani), aprendoci a un futuro che sia degno e attento all’uomo e alle reali necessità di tutti, senza “scartare” alcuno.
Non è una speranza consolatoria, ossia di maniera, ma una speranza concreta, capace di ampliare la base della giustizia sociale, andando oltre le visioni giustizialiste e buoniste, rispettando le regole ma, anche, interrogandosi sulle regole e lavorando per giungere a scelte che siano attente alle fasce deboli e alle realtà produttive; realtà, quest’ultime, in grado di generare reddito, ossia benessere per la collettività. E qui si tratta di porre le condizioni affinché lavoro, economia e welfare contribuiscano a garantire coesione sociale e, conseguentemente, sicurezza e serenità.
Papa Francesco – nel messaggio per la prossima Giornata Mondiale della Pace – ricorda come la buona politica, a tutti i livelli, sia necessaria per servire pace e giustizia. Ecco le sue parole: “…rispetta e promuove i diritti umani fondamentali, che sono ugualmente doveri reciproci, affinché tra le generazioni presenti e quelle future si tessa un legame di fiducia e di riconoscenza” (Papa Francesco, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 1 gennaio 2019).
Purtroppo portiamo, ancora vivo, in noi il ricordo degli ingenti danni causati dagli eccezionali eventi atmosferici di qualche settimana fa che hanno portato distruzione e grandi sofferenze in non poche zone del nostro Nordest.
E perché allora questo augurio non sia solo di circostanza, si chiede un progetto politico di ampio respiro; proprio questo, come cittadini, chiediamo alla politica e ai politici. Tutti sappiamo quanto sia difficile far politica oggi e anche per questo la domanda è trasversale, ossia rivolta a chi è al governo e a chi è all’opposizione sia a livello locale sia nazionale. Questa strada, insieme a quella di una reale alleanza con la società civile, costituisce un percorso da intraprendere per riuscire a riconciliare politica e cittadini e superando la scelta dell’antipolitica.
Per Venezia chiediamo poi che i progetti in corso da decenni vedano finalmente la luce; è qualcosa di dovuto a Venezia e ai veneziani! Si auspica, infine, che la città – patrimonio universale e bene di tutti – sia amata incominciando a rispettarne la fragilità, sempre più tangibile innanzi ai nuovi, anche drammatici, cambiamenti climatici.
Sono in gioco la bellezza e le peculiarità di Venezia, la bellezza e la fragilità della laguna, la bellezza e la fragilità delle nostre montagne e del più vasto territorio in cui viviamo; pensiamo, ma non solo, alla “strage” di abeti rossi delle nostre Dolomiti, montagne veramente uniche per le loro caratteristiche paesaggistiche.
Usufruiamo di un territorio vario per bellezze marine e montane e, talvolta, pare che abbiamo smarrito la consapevolezza dello splendore di questo nostro angolo del creato. Ricordo anche come la natura ci offra un’esperienza privilegiata della presenza di Dio e del suo amore per tutte le sue creature.
L’augurio, quindi, è che per tutto il nostro territorio – non solo Venezia – si pongano basi condivise in termini di risorse, decisioni, strumenti e politiche affinché si possa convivere meglio, considerando che la questione dello sviluppo è collegata a precisi doveri che scaturiscono dal rapporto con l’ambiente e raccogliendo così le sfide dell’oggi alla luce della nostra storia e tradizioni.
Se Venezia vuol continuare ad essere città, ossia polis – comunità viva e attiva di cittadini -, deve compiere scelte anche coraggiose, proponendo un suo modello, il “modello Venezia”, che s’imponga per la relazione virtuosa fra residenzialità, turismo e tipi di presenze per periodi più prolungati per motivi di lavoro, studio e cultura (università, ricerca, mostre, premi ecc.) e, allo stesso tempo, in grado di valorizzare e rispettare il suo territorio – lo ribadiamo – splendido, fragile e, soprattutto, unico.
Venezia ha titoli per proporsi a livello nazionale con un suo “modello” avendo qualcosa di peculiare, esclusivo e, insieme, universale da dire a livello planetario.
Una realtà sempre più spopolata, sempre più priva di giovani famiglie e, soprattutto, di bambini e in cui gli anziani faticano a mantenere una vita di relazione a causa anche della conformazione e ubicazione delle sue case (ponti, calli ecc.) rischia di condurre la città storica a non esser più una polis ma una pura convivenza virtuale o un museo a cielo aperto o, ancora, un’agenzia di viaggi in cui tutti sono impegnati a fare un perenne check in.
Amiamo Venezia e poniamoci tali questioni non in modo polemico ma costruttivo. Si tratta di domande che riguardano il nostro presente, se vogliamo avere un futuro. E ci interroghiamo non per rimanere intimoriti o schiacciati ma per aprirci ad un pensiero condiviso, nelle legittime differenze, e che assuma la forma di un inizio di processo comune. Su tante cose, in politica, è auspicabile una convergenza: tra le maggioranze e le opposizioni, tra pubblico e privato.
Chiediamo dunque un più ampio respiro della politica e una reale crescita della società che viene sempre prima della politica e, anzi, la genera attraverso le scelte culturali.
Mentre pongo il nuovo anno sotto la protezione della Madonna della Salute, così cara a noi veneziani, chiedo per ogni famiglia e persona il bene grande dono di cuori riconciliati, da cui nascano altre virtù morali e civili e operando, così, in modo reale e concreto per il nostro territorio».