Carissimi, la gioia del Natale ci raggiunga attraverso il dono che questa festa offre a chi è disposto ad aprirsi al Bambino Gesù, il Figlio di Dio che si è fatto uomo “per noi e per la nostra salvezza”.
Questo è l’augurio che, di cuore, rivolgo a tutti e in particolare a quanti sono tribolati per motivi spirituali, familiari o di lavoro. Il Natale ci dice, nel modo più forte, che Dio è vicino a tutti!
Ogni anno il rischio è quello d’esser distratti e fuorviati da luci che abbagliano e snaturano il significato e il “segno” autentico della festa che, anche nei più lontani, ha la forza di accendere nostalgie per i valori del Vangelo: la misericordia, il perdono, la riconciliazione, il sentirsi fratelli.
Gesù Bambino – diciamolo, con forza, ai nostri piccoli – non è una favola e non va confuso con Babbo Natale!
Faccio mio e vi offro questo pensiero di Papa Francesco che, a Natale, avverto attualissimo: “Non è di protagonismo che i poveri hanno bisogno, ma di amore che sa nascondersi e dimenticare il bene fatto. I veri protagonisti sono il Signore e i poveri. Chi si pone al servizio è strumento nelle mani di Dio per far riconoscere la sua presenza e la sua salvezza” (Papa Francesco, Messaggio per la II Giornata Mondiale dei Poveri, 18 novembre 2018).
Lasciamoci prendere per mano da Colei che Dio stesso ha scelto per realizzare il mistero che ha cambiato il mondo: Maria, una semplice ragazza di una sperduta, povera e sconosciuta cittadina della Galilea. È Lei che ci aiuta a cogliere l’evento più grande della storia iniziato a Nazareth e compiutosi a Betlemme dove, nel suo grembo verginale, Dio si è fatto uomo!
Maria, infatti, ha saputo leggere i segni che Dio le manifestava e che altri non erano in grado di scorgere. E soprattutto vi ha corrisposto con semplicità e con il dono di sé.
Bisogna riscoprire il valore dei “segni” umili e semplici del Natale affinché ci raggiunga la “buona notizia”, il dono dell’amore, della verità, della riconciliazione, della pace.
La cronaca di questi giorni ci racconta di tante fatiche, difficoltà e timori, soprattutto di insicurezze e chiusure che non aiutano a guardare con fiducia al futuro. Le ultime indagini statistiche sulla società italiana parlano di un Paese smarrito, disilluso e definito, addirittura, “rancoroso” e “cattivo”. Ecco perché ci fa bene ritornare ai fatti semplici e “sconcertanti” del Natale; ecco perché è fondamentale saper leggere oggi i segni del Natale.
Guardiamo allora a Maria e, poi, ai pastori e ai Magi che hanno saputo ascoltare il lieto messaggio. E, soprattutto, si sono lasciati coinvolgere diventando, a loro volta, “segni” umili e concreti di Dio per altri.
La fede, la speranza e la carità unite intimamente alle opere di misericordia spirituali e corporali sono il Natale perché, se serve dare il pane, il vestito, la casa e come anche visitare i malati e i carcerati, serve anche consigliare i dubbiosi, consolare gli afflitti, perdonare le offese, pregare e annunciare la verità bella di Gesù nato per tutti gli uomini, nessuno escluso!
Vivere e celebrare con fede il Natale di Gesù fa continuare, in noi, la storia di salvezza iniziata duemila anni fa a Nazareth e a Betlemme e che, anche oggi, deve illuminare e trasformare la vita delle persone e delle comunità: dalla famiglia all’economia, dalla cultura alla politica, dalle vicende locali alle grandi questioni nazionali e internazionali che ci coinvolgono e, spesso, affliggono.
La nostra vicinanza e il nostro affetto sono per tutti, nessuno escluso, ma in particolare per coloro che vivono questi giorni di festa in situazione di disagio o incertezza per il futuro e sono ai margini o “scartati”. Si accenda per tutti una luce di speranza e fioriscano nuove relazioni più calde, solidali e fraterne.
Nel Bambino Gesù – che nasce per noi – ci raggiunge, di nuovo, l’amore e la misericordia di Dio che non lascia mai soli e, anzi, dona la gioia e la pace che sempre invochiamo e attendiamo.
Riprendo ancora da Papa Francesco (v. Messaggio per la II Giornata Mondiale dei Poveri) un ulteriore motivo di augurio che rivolgo a tutti: liberiamoci da una cultura che ci ha intrappolati e obbligati a guardarci allo specchio e ad accudire oltremisura noi stessi.
Tutti benedico con affetto. Buon Natale!
Francesco, patriarca