«Edith Stein raggiunge una ponderata sintesi di fede e ragione». È la riflessione del Patriarca Moraglia, in occasione dell’incontro rivolto ai docenti in preparazione del Natale, tenutosi giovedì 20 dicembre presso il Centro Scalzi a Venezia.
L’incontro, intitolato “Il volto della ragione”, è stato organizzato dall’Ufficio di Pastorale Universitaria e da quello di Pastorale Scolastica, di cui sono direttori rispettivamente don Gilberto Sabbadin e don Francesco Marchesi.
«Siamo qui per comprendere che la ragione ha un volto», afferma don Sabbadin, introducendo la riflessione del Patriarca incentrata sull’enciclica “Fides et ratio” di Papa Giovanni Paolo II, a vent’anni dalla pubblicazione, da cui emerge come fede e ragione siano fra loro in profonda e feconda relazione, e non separate come nel Medioevo.
«Il volto – prosegue – è quello di Cristo e, quindi, quello di ciascuno di noi. Il Natale ci permette di riconoscere la storia tutta come il luogo abitato da Dio. Ci richiama con determinazione e chiarezza al fatto che tutto quanto appartiene all’ambito del soprannaturale non può essere vissuto come estrinseco e facoltativo».
Il Concilio Vaticano II ha infatti sottolineato come ragione e fede siano inseparabili ed irriducibili.
La rivelazione di Dio, a Natale, inizia con l’incarnazione dell’eterno che entra nel tempo, ma ragione e filosofia si scontrano con il mistero della croce. La ragione, infatti, di fronte alla croce dichiara la sua impotenza.
Lo stesso Giovanni Paolo II ricordava che il vero punto nodale che sfida ogni filosofia è la morte in croce di Gesù, dove il tentativo di ridurre il piano salvifico del Padre a pura logica umana è destinato al fallimento. «Il rapporto tra fede e filosofia trova nella croce lo scoglio contro cui infrangersi Qui non solo si mostra il confine tra le due, ma diventa chiaro lo spazio in cui ragione e fede possono incontrarsi», argomenta mons. Moraglia, riprendendo la figura della filosofa Edith Stein che, di famiglia ebrea profondamente credente e osservante, si dichiarò agnostica. Solo dopo aver letto la vita di Santa Teresa D’Avila si convertì al cattolicesimo entrando a far parte delle monache carmelitane riformate, prima di morire deportata ad Auschwitz-Birkenau.
«Figure intellettuali come Edith Stein, che hanno fatto un cammino verso la santità – prosegue il Patriarca, riprendendo le parole dell’enciclica – diventano annunciatori capaci di esprimere in modo credibile come fede e ragione siano davvero due ali con cui l’uomo si innalza verso Dio».
A seguire, proprio per approfondire il tema della nascita di Cristo, lo storico dell’arte Francesco Trentini ha dato lettura dell’opera “Adorazione dei pastori” di Jacopo da Bassano, conservata nella chiesa di San Giorgio.
Forte è la dialettica tra buio e luce nel dipinto, dove i pastori non sembrano accorgersi della teofania. «In Bassano i pastori sono espressione del limite, delle resistenze, persino delle violenze che i pregiudizi di ragione possono opporre alla realtà dell’Incarnazione» afferma Trentini, spiegando che il mistero comunque si consegna all’umanità e il Logos si rivela nell’accoglienza: «Allora la ragione umana riconosce il suo Creatore e quel Volto per cui è nata, nel quale solo può trovare riposo e forza di testimonianza».
Francesca Catalano