“La strategia della Nuova Via della Seta rappresenta per i porti italiani un’opportunità storica che potrà essere colta solo se l’Italia e l’Europa sapranno rispondere con programmi infrastrutturali e operativi ambiziosi e globali”: lo sottolinea il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale Pino Musolino, intervenendo a Shanghai al CIIE 2018 – China International Import Expo – in rappresentanza del sistema portuale italiano nel contesto di una tavola rotonda dedicata alla Via della Seta mediterranea e organizzata da ICE e Ministero dello Sviluppo Economico.
A completamento del piano globale della Belt and Road Initiative, la Cina sta investendo ingenti risorse finanziarie nel continente africano, con particolare attenzione ai Paesi dell’Africa sub-sahariana.
Gli investimenti in atto e la conseguente infrastrutturazione del continente potrebbe comportare, nell’arco di un decennio, una sensibile crescita economica di tali Paesi e la creazione di mercati di consumo. Ciò si potrebbe tradurre in un aumento sensibile della richiesta di beni ad alto valore aggiunto – tipicamente di produzione europea – e, pertanto, un aumento di traffici intra-mediterranei.
“Il sistema portuale italiano non può e non vuole sottrarsi a dinamiche che potrebbero rimettere il Mediterraneo al centro delle catene logistiche di collegamento con il commercio mondiale” ha aggiunto il presidente Musolino, aggiungendo: “Per rispondere alla sfida occorre partire dalle analisi dei dati, individuando e realizzando quelle infrastrutture, portuali e non, in grado di collegare efficientemente il tessuto produttivo con il mondo e sostenere l’export”.
“Per prima cosa, però – ha sottolineato il presidente Musolino – è necessario affrontare e vincere due partite connesse alla politica europea di trasporto. La prima riguarda la revisione dell’architettura delle Reti Trans Europee di Trasporto TEN-T: entro il 2023 l’Italia dovrà essere in grado di redigere un’agenda credibile degli investimenti infrastrutturali che intende operare facendo emergere il valore della portualità italiana per gli interessi europei. La seconda partita si gioca sulla revisione del Programma Connecting Europe Facility che assegnerà, al 2020, fondi per 31,2 miliardi di euro alle infrastrutture ricomprese nelle reti TEN-T. Il cluster marittimo portuale nazionale ha dimostrato fino ad oggi una scarsa capacità di incidere a Bruxelles, è arrivato il momento per invertire tale tendenza, puntando sulla piena intermodalità, sullo sviluppo delle Autostrade del Mare (da riconoscere anche per i collegamenti con i Paesi extra-UE), sullo sviluppo portuale dell’Europa meridionale, sulla definizione di cluster portuali operativi in grado di competere a livello globale sfuggendo ai campanilismi”.