«Ipotizzare delle cifre o anche solo delle stime di cifre “da recuperare” non è solo al momento difficile, ma propriamente non possibile: un ente interessato – e interessati all’esenzione erano tutti gli enti del mondo non profit, non solo quelli legati alle realtà ecclesiali, questo va ribadito – non faceva il computo di un dovuto ipotetico invocandone poi l’esenzione prevista per legge, ma semplicemente dichiarava quanto effettivamente era allora dovuto».
È un primo rilievo che il Vicario generale, mons. Angelo Pagan, fa a proposito delle possibili ripercussioni della sentenza emessa dai giudici della Corte di giustizia dell’Unione europea, che hanno annullato la decisione della Commissione del 2012 e la sentenza del Tribunale Ue del 2016 che avevano sancito “l’impossibilità di recupero dell’aiuto a causa di difficoltà organizzative” nei confronti degli enti non commerciali, come scuole, cliniche e alberghi. I giudici hanno ritenuto che tali circostanze costituiscano mere difficoltà interne all’Italia. È stato invece respinto invece il ricorso sull’Imu.
«L’ente Diocesi di Venezia – riprende mons. Pagan – come aveva seguito la normativa vigente prima del 2012, così con l’entrata in vigore della legge Monti si è immediatamente adeguata applicando il criterio previsto dalle nuove disposizioni per le attività commerciali presenti nei propri spazi».
La decisione della Corte di Giustizia Europea, in questa fase – rimarca il Vicario del Patriarca di Venezia – «riguarda propriamente lo Stato italiano per la sua legislazione. Per valutarne le conseguenze pratiche è necessario attendere che sia lo Stato stesso a stabilire come intende “recuperare” le imposte – che in precedenza aveva deciso di non esigere – e in quale misura da enti e realtà varie che, particolare non da poco, avevano agito nel rispetto della normativa allora vigente, senza eluderla o evaderla».
La decisione della Corte di Giustizia Europea, peraltro, ha anche un secondo aspetto che va tenuto ben chiaro e fermo: «Viene riconosciuta la natura propriamente non commerciale – e quindi l’esenzione d’imposta – di molteplici attività svolte da moltissime realtà non profit, tra le quali spicca l’opera quotidianamente svolta dalla Chiesa sul territorio e relativa ai patronati, alle mense per i poveri e a tante attività di carattere assistenziali, sanitario, formativo e culturale senza le quali l’intera nostra società sarebbe più povera e tante persone si troverebbero ancora più sole e indifese nei loro bisogni fondamentali e nella loro fragilità».