Domenica 14 ottobre, alle ore 17, in Basilica di San Marco a Venezia, imporrà le mani su quattro seminaristi, ordinandoli diaconi. Gianpiero Giromella, Riccardo Redigolo, Marco Zane e Giovanni Carnio raccontano la loro vita e la storia della loro vocazione al
sacerdozio, che ora passa per la tappa del diaconato. Una veglia di preghiera, prima dell’ordinazione, si tiene sabato 13 alle ore 20.30, nella chiesa di San Giovanni Battista a Jesolo Paese. Qui di seguito la testimonianza di Marco Zane.
Ci sono delle cose che sembrano piccole, ma che sono ricche di significato e rimangono impresse nella mente di un bambino fino a dare una direzione alla sua vita.
Succede anche a Marco Zane: «Quand’ero piccolo, il mio parroco a San Marco Evangelista di Mestre, don Adriano Celeghin, incarnava quello che il sacerdote è. Ricordo un gesto: lui aveva un modo molto particolare di entrare in chiesa; faceva la genuflessione in modo tale che capivi perfettamente che aveva una vera fede in Gesù Eucaristia. Da bambino questa cosa l’ho notata e mi è rimasta impressa».
Marco Zane adesso ha 32 anni e fra pochi giorni verrà ordinato diacono per la Chiesa di Venezia. Ma la storia della sua vocazione ha, all’origine, anche l’immagine della genuflessione del vecchio parroco.
Gli anni dell’università contano. «Ho fatto un normale percorso di studi – racconta Marco – diplomandomi all’istituto commerciale Foscari e iscrivendomi poi a Giurisprudenza. Sono arrivato all’ultimo anno, ma non ho completato gli studi». Gli anni dell’università, però, sono stati fondamentali. Zane entra, infatti, nella Fuci e ne diviene presidente diocesano a Treviso (dove studia) e, dal 2008 al 2010, fa anche il condirettore della rivista nazionale della Federazione.
Ma è la vita universitaria, in particolare, che lo segna: «C’erano molti giovani che frequentavano la cappella universitaria. Era un gruppo numeroso, con ragazzi non solo della Fuci ma anche di Comunione e Liberazione, ma anche credenti pur non aderendo ad alcuna associazione. C’erano la messa, ritiri, momenti di adorazione… E da quel gruppo di giovani sono usciti dei sacerdoti».
Tra fede e ragione. Così, oggi, Marco Zane riconosce due radici di fondo e un importante apripista della propria vocazione al sacerdozio: «La riscoperta e l’approfondimento di un desiderio che, attraverso la liturgia, era nato in me fin da piccolo. E poi il rapporto fra fede e ragione, approfondito all’università: alcuni accenti dati da Benedetto XVI hanno influito molto sulla mia decisione vocazionale».
E l’apripista? «Don Federico Bertotto, il mio migliore amico. Della mia stessa parrocchia, siamo cresciuti insieme fin da piccoli. Poi lui è entrato in Seminario, tre anni prima di me. E questo mi ha aiutato molto».
Giorgio Malavasi