A Venezia dici turismo e si apre un mondo. Per il quale molto è stato detto, qualcosa è stato fatto ma molto altro resta ancora da fare. Lo sa bene l’assessore al Turismo Paola Mar che con GV fa il punto della situazione generale superata la metà del suo mandato. Non si può non partire dall’ultimo fatto di cronaca ovvero l’imbrattamento dei leoncini di Piazza San Marco, che denota come la mancanza di rispetto nei confronti delle città d’arte ormai sia ampiamente diffusa. In questo caso gli autori sono stati degli studenti, ma alla base c’è, appunto, la mancanza di rispetto: «C’è in generale un’inciviltà di fondo perché, turisti o studenti che siano, come in questo caso, compiono bravate e sembra che non si rendano conto di ciò che combinano! Non a caso – dice l’assessore Mar – abbiamo promosso la campagna EnjoyRespect Venezia. Ovviamente non basta e difatti abbiamo inasprito le sanzioni amministrative». In questo periodo si sta discutendo di un regolamento più stringente ancora con l’introduzione del daspo urbano, cosa che potrà essere finalizzata però solo a seguito di un intervento ministeriale trattandosi di materia in primis nazionale.
Flussi da gestire. Passando al cuore del tema turismo, la prima cosa che viene in mente sono i flussi turistici e i varchi introdotti la scorsa estate. «Il nostro lavoro, contrariamente a quanto detto da molti, non è limitato ai varchi. Quelli sono soltanto una misura straordinaria nei momenti in cui si presentino problemi di sicurezza. Ma oltre a questo c’è un progetto composto da 42 azioni prodromiche a degli scopi di fondo come la governance della risorsa, la tutela della residenzialità, il bilanciamento degli extra-costi, un marketing diverso della città scritto di concerto col Mibact. E non sono chiacchiere – spiega la Mar – perché queste 42 azioni le dobbiamo rendicontare per filo e per segno all’Unesco già a novembre». Tra le molte misure già varate sinora si ricordano il blocco nell’apertura di bar e ristoranti, l’aumento dei vigili di 200 unità, il nuovo sito internet sul turismo a Venezia che verrà presentato tra pochi giorni e creato in sinergia con l’Unesco mettendo in rilievo laguna e turismo sostenibile. «Vogliamo puntare anche sul turismo enogastronomico con Slowfood. Un altro mio progetto è far scoprire a chi arriva da certe zone del mondo parti della città collegate con la storia del Paese di provenienza di quel turista. Questo ci facilita nello spostare i flussi – chiosa la Mar – dalle zone più battute perché suggeriremo al turista di andare nei luoghi che fanno parte della sua cultura di modo che senta la nostra città anche sua (ad esempio ai cinesi piace molto il museo del tessuto perché ricordano l’antica via della Seta tra Venezia e Cina)».
San Marco contingentata? Un giorno… Sinora non si è ancora messo mano all’accesso e regolamentazione dell’area marciana ma questo pare sarà il punto di arrivo finale delle varie misure in atto. Al momento però c’è un altro problema sentito da molti su cui intervenire cioè le locazioni turistiche. Sia per il numero eccessivo ormai raggiunto, a scapito dell’affitto alla residenza, e anche per l’infimo livello di talune soluzioni adottate (sottotetti, magazzini riattati e via dicendo). «Per alzare il livello della qualità dei turisti in città bisogna mettere mano alla questione delle locazioni turistiche – conferma l’assessore – ma non è una cosa che possiamo fare da soli, in quanto ha a che fare con norme del codice civile e la competenza è statale. Ora Comune e Regione si sono associate sul tema per lavorare assieme al Ministero e questo faciliterà una soluzione comune». Ostelli anti qualità? C’è poi la questione dei turisti che alloggiano nei nuovi ostelli dell’area della stazione di Mestre: non si può dire che siano il prototipo del turista di qualità. «Su questo non concordo. Quando da giovane sono andata a New York, ho pernottato in ostello. Mica per risparmiare ma per poter usare i soldi per i musei. Non è sempre vero quindi che il concetto di ostello implichi turisti di basso livello che non siano interessati alla cultura. E poi sempre meglio negli ostelli che nelle locazioni turistiche non in regola. Infatti non è un caso che ad esempio l’assessore regionale al turismo abbia da poco introdotto una legge regionale in base alla quale le locazioni turistiche devono rispondere a determinati requisiti igienico-sanitari e rispettare la normativa edilizia e urbanistica. E questo a Venezia vorrebbe dire dire tanto. Tornando agli ostelli, la presenza dei turisti in queste nuove strutture a Mestre può dare il via a una rigenerazione urbana in zone come via Piave, via Cappuccina e zona stazione ferroviaria che sono in sofferenza. Naturalmente stiamo organizzando anche eventi – su cui parimenti ho la delega – affinché i turisti possano uscire la sera e avere qualcosa da fare cosicché Mestre non sia solo un dormitorio».
Marco Monaco