«Oggi è vero ciò che scriveva nell’800 il filosofo Søren Kierkegaard, quando asseriva che la nave ormai è nelle mani del cuoco di bordo e ciò che trasmette il megafono del comandante non è più la rotta della nave bensì il menù. Dobbiamo – anche come Chiesa – prendere in mano un po’ di più il megafono per poter far sentire non solo il… menu».
A dirlo è il card. Gianfranco Ravasi, a Venezia venerdì 21 settembre per l’evento “Geometrie dello Spirito”, il dialogo tra architettura, spiritualità e musica, tenuto alle Tese dell’Arsenale e organizzato nell’ambito della prima partecipazione della Santa Sede alla 16a Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia.
Oggi, in effetti, nel tempo dei social, c’è uno scollamento crescente tra le persone colte e quelle che colte non sono. Sembra che colti e competenti sappiano affrontare le questioni ma non capiscano i problemi della gente. Al contrario, incolti e incompetenti capiscono i problemi della gente ma non sanno risolverli.
Il card. Ravasi sorride di fronte a questo scenario e ne riconosce la corrispondenza alla situazione reale: «Oggi esiste uno scollamento tra coloro che hanno una visione d’insieme, che però non sono più capaci di incidere concretamente. E’ la posizione della persona intellettuale e religiosa, di umanità anche profonda, che è portatore di valori ma si trova isolato all’interno di un orizzonte, quello umano, profondamente proteso verso una concretezza che diventa sempre più pesante e alla fine diventa anche volgarità, banalità e superficialità».
È il tema dell’“uno vale uno” ma anche, in generale, della piattezza della cultura di massa: «Io penso – conclude il card. Gianfranco Ravasi – che questo sia uno dei grandi drammi di questo tempo, poiché viviamo una scissione radicale tra i valori autentici e una declinazione al ribasso del concreto e immediato, anche banale».
Da ciò l’invito a… dare il cambio al cuoco di bordo. (M.M.-G.M.)