Profili falsi per scrivere recensioni fasulle su alberghi e ristoranti? Cattiva, anzi, pessima usanza. Anzi, è reato. Lo ha stabilità il Tribunale penale di Lecce, che condanna a 9 mesi di carcere e al pagamento di circa 8000 euro per spese e danni il titolare di un’agenzia che vendeva pacchetti di commenti falsi a titolari di ristoranti e hotel italiani che volevano farsi pubblicità o, nella peggiore delle ipotesi, screditare la concorrenza.
Una sentenza accolta con soddisfazione da Ava, l’Associazione veneziana albergatori: «Recensioni false: giusto e inevitabile arrivare alla condanna».
L’associazione veneziana è stata tra i primi a dare battaglia ai giudizi finti e anonimi: «Un sistema collaudato a cui Ava e gli albergatori si oppongono da anni – commenta il presidente Vittorio Bonacini – consapevoli di quanto le vere recensioni, sia positive che negative, siano importanti». Sono molte strutture veneziane che accusano i siti di recensioni, in particolare Tripadvisor, di ospitare giudizi infondati o montati appositamente per rovinare gli affari altrui.
Condotta che ora, in conclusione di una delle prime vere cause sulla questione, si può considerare un reato. «Il principio – aggiunge Bonacini – è che chi commenta deve metterci la faccia e dimostrare di essere veramente stato un cliente dell’attività che vuole recensire. Stop quindi ai profili falsi o ai commenti anonimi. Qualsiasi critica, se corrisponde a esperienze reali, è ben accetta».
«Questo può essere un inizio e sarà un lungo lavoro – conclude Bonacini – Ma per ottenere questo risultato serve anche la collaborazione dei portali di recensione. Positivo infatti che un ruolo decisivo nelle indagini, e quindi nel percorso che ha portato a questa sentenza, l’abbia avuto proprio Tripadvisor che, forse anche temendo cali di fatturato, si è costituita parte civile e ha condiviso le prove sulle finte recensioni».