A Sant’Elena, nei locali della parrocchia, un progetto di cucina multietnica favorisce l’incontro e la socializzazione.
Non si tratta di un corso di cucina vero e proprio, ma di un modo per offrire occasioni di integrazione culturale e sociale. L’iniziativa, partita nel mese di giugno, ha visto a cadenza settimanale la presenza a turno di persone di differenti culture giunte per proporre un menù tipico del loro paese d’origine. Durante il periodo sono stati realizzati piatti della cucina campana, ucraina, greca, cinese, africana e dello Sri Lanka.
L’iniziativa parrocchiale, aperta a tutti, è nata in collaborazione con l’Associazione parrocchiale Chiostro a Sant’Elena, i servizi sociali e il Comune per favorire l’integrazione e la socializzazione a sostegno di persone che hanno bisogno di vivere momenti di aggregazione o in prospettiva di un inserimento sociale.
Il laboratorio inizia al pomeriggio: le persone, generalmente una dozzina, si trovano per cucinare insieme usufruendo degli spazi e della cucina a fianco della chiesa per poi assaggiare in allegria il cibo preparato. Nella giornata di martedì 10, ad esempio, presso il laboratorio multietnico sono stati preparati alcuni piatti tipici della cucina cinese grazie a Yula, arrivata in Italia da 20 anni, che ha insegnato ai presenti a cucinare i ravioli di carne fatti a mano con i cipollotti e gli spaghetti di soia con le verdure dell’orto della parrocchia.
Incaricata di gestire e coordinare in cucina, la signora Giovanna nel primo degli incontri aveva preparato invece due ricette della cucina campana: la pasta con pomodorini pachino, provola e melanzane e un’altra con le cozze. «Sono arrivata in questa realtà in un momentaccio. Il progetto mi ha fatto piacere perché mi ha dato la possibilità di avere un distacco dai problemi quotidiani. È un bel contesto e ci sono bravissime persone». Ultimo appuntamento è stato martedì 24, dove in una cena conclusiva ognuno ha portato una sua specialità.
L’iniziativa, che rientra nel contesto delle scelte pastorali della parrocchia, non è nata all’improvviso ma grazie ad una rete di conoscenze che Sandro Sibilla, referente del gruppo carità della parrocchia, aveva da tempo con i servizi sociali e il Comune, grazie a sue esperienze pregresse di affido famigliare. Una collaborazione mantenuta anche grazie all’attività di volontariato svolta presso Casa Famiglia San Pio X e attraverso la Fondazione Mamma Maria, creata nel 2017 in memoria di sua moglie, volta a sensibilizzare sui temi della solidarietà e dell’accoglienza famigliare con percorsi pensati anche per le scuole.
«La parrocchia ha sempre avuto un’impronta caritativa molto aperta al territorio già da quando erano presenti i Serviti, rimasti fino a due anni fa. Ci siamo messi in relazione con i servizi sociali e il Comune per collaborare e vedere quali sono le necessità della gente» dice Sandro Sibilla, spiegando che accoglienza e attenzione al prossimo sono i punti di forza su cui la comunità di Sant’Elena concretizza l’insegnamento di Cristo.
Proprio per questo da neanche un anno la comunità parrocchiale ha aderito al programma Ria (Reddito di inclusione attiva) proposto da servizi sociali e Comune attraverso il progetto “Mi Associo”, che segnala alla parrocchia persone che necessitano un reinserimento sociale e lavorativo. «Le persone che ci vengono segnalate si occupano di fare guardiania e pulizie in chiesa oppure di gestire, insieme al gruppo carità, l’orto e il vigneto parrocchiali. – spiega Sibilla – Ora sono 8 le persone dai 20 ai 60 anni che lavorano per circa 6 ore settimanali. Lo scopo è dare loro un punto di riferimento dove possano trovare accoglienza e accompagnarli fino a che non trovino una propria indipendenza». I prodotti dell’orto vengono poi divisi tra i lavoratori Ria e persone bisognose, segnalate da servizi sociali o Caritas, a cui la parrocchia distribuisce generi alimentari di prima necessità, grazie all’iniziativa avviata da cinque anni nel vicariato di San Marco -Castello.
Un ampio e variegato progetto caritativo fin da subito approvato anche da don Narciso Belfiore, arrivato a Sant’Elena Imperatrice da un anno e già da un lustro parroco di San Pietro, San Francesco di Paola e San Giuseppe, che insieme a Sant’Elena costituiscono l’unità pastorale salesiana di Castello Est. «Seguo le attività e la vita della parrocchia cercando di portare avanti e appoggiare tutto quello che veniva fatto precedentemente con i Serviti. Nella parrocchia di Sant’Elena c’è un forte senso di comunità, che vede molto impegnati i laici – dice don Narciso -. L’obiettivo è allargare queste attività a livello vicariale, cerchiamo di fare quanto possibile passando per quelle porte da cui si intravedono delle possibilità per seguire l’insegnamento del Vangelo».
Francesca Catalano