Un centro estivo dedicato alla comunità filippina. Con l’obiettivo di aiutare un centinaio di bambini e ragazzi a diventare più familiari della lingua e della cultura del proprio Paese d’origine.
È l’esperienza che si sta vivendo – e che durerà fino a giovedì 23 agosto – nel patronato della parrocchia di San Giuseppe di Mestre.
L’iniziativa è tratteggiata con cura nell’ultimo numero di Comunità e Servizio, il foglio parrocchiale. Spiega Silvio Benvegnù che «gli insegnanti sono quattro docenti dell’università cattolica Le Salle, arrivati da Manila nei giorni scorsi. Siamo alla quarta edizione dell’iniziativa, chiamata Manunngul Jar, e alla terza nella quale partecipano professori filippini».
Realizzato con il sostegno di padre Luigi Ramazzotti, il Redentorista della comunità di Santa Maria della Fava a Venezia, da sempre vicina ai filippini cattolici, il centro estivo ha una funzione chiara: «I ragazzi nati in Italia – continua il testo di Benvegnù – non hanno tantissime occasioni di parlare la loro lingua natale, in parte perché i professori italiani consigliano di parlare italiano in famiglia, in parte perché spesso i genitori non parlano la lingua ufficiale delle Isole Filippine, ma uno dei tanti dialetti, che sono molto diversi dalla lingua nazionale, con il risultato di avere grosse difficoltà di comunicazione. Almeno una volta l’anno le famiglie dei nostri connazionali filippini tornano nel loro paese d’origine ed è in queste occasioni che sorgono i problemi. Ovviamente, infatti, i genitori, emigrati in Italia, ci tengono a far visita ai parenti e a far conoscere la loro cultura ai figli nati in Italia. Il problema è che i figli, non parlando la lingua e non conoscendo la cultura, non vivono pienamente l’esperienza arrivando, talvolta, a rifiutarsi di partire».
Ecco, perciò, il contributo che viene da Manunngul Jar: «Il professore con il quale ho parlato mi ha detto che chiede ogni anno, all’inizio del corso, se i ragazzi si sentano italiani o filippini e la risposta è immancabilmente la prima. Sono tutti concordi nell’affermare di essere italiani, di conoscere e vivere la cultura italiana, ma che allo stesso tempo sentono dentro di loro di avere anche un legame con la cultura filippina, e che questo è forte in loro. È proprio a questo livello che intervengono questi corsi: se dentro di sé sentono, a prescindere da tutto, questo legame con la cultura dei genitori, perché dovrebbero essere abbandonati a loro stessi perdendo, negli anni, questa connessione?».
I corsi sono divisi in due fasce d’età: dai 6 ai 12 anni e dai 13 ai 19 anni. Ai ragazzi più grandi non viene insegnata solamente la lingua, ma anche a prendersi cura dei ragazzi più giovani, perché un giorno possano essere loro stessi a trasmettere gli aspetti culturali che hanno imparato da questi corsi e dalla famiglia.