Proviamo a spiegarla così. Vi sentite male e vi recate al Pronto Soccorso. Lì vi fanno accomodare in una stanza con altre 628 persone. Uomini, donne (alcune incinte), bambini. Lo spazio è quello che è, a malapena c’è una sedia per ciascuno. Cibo e acqua ci sono, almeno per ora. Ma per arrivare alla meta, che per voi equivale a farvi curare del malanno che vi ha portato al Pronto Soccorso, ci sarà da aspettare. Quanto? Dipende. Dipende se la direzione dell’Ospedale deciderà di accettarvi in carico e curarvi. Perché – voi certo non lo potete sapere – sopra le vostre teste si sta giocando una partita a braccio di ferro. Una partita tra quell’ospedale e altre amministrazioni sanitarie, che non si accollano abbastanza malati. Anzi qualcuna non se ne accolla per niente. E più sopra ancora c’è una mega direzione che non riesce a dirimere in maniera equa la questione.
L’avrete capito, non stiamo parlando di malasanità, ma della nave Aquarius lasciata dal governo italiano in balia del mare per “scuotere” gli altri paesi e l’Europa. È vero, il ministro Salvini un risultato lo ha ottenuto, perché il tema è adesso sul tavolo di tutti i paesi europei. Ma fare la voce grossa sulla pelle di 629 persone è disumano. Non c’è altra definizione. Così come sono prive di umanità quelle persone che sui social hanno offeso il card. Ravasi, colpevole di aver citato il Vangelo: “Ero straniero e…” Duemila anni fa c’è chi ha fatto di peggio, mettendo in croce chi predicava l’amore e la fratellanza. Non è un buon motivo per perseverare.
Serena Spinazzi Lucchesi