Il corpo visto come soglia. È questo il tema proposto nell’evento di fine anno dalla Pastorale Universitaria, di cui è direttore don Gilberto Sabbadin, dal titolo “La soglia del corpo”, svoltosi nella serata di mercoledì 9 nella basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari.
Un evento ideato dagli studenti universitari per rendere omaggio alla pala dell’Assunta di Tiziano che quest’anno compie 500 anni. Quasi 400 erano le persone presenti all’evento pensato per approfondire l’arte e la cultura, in particolare veneziana, attraverso performance, recitazione, balli e canti dal grande impatto scenico, volti a suscitare sensazioni di bellezza che portano a guardare in alto verso un fine più grande, diventando concreti esempi di evangelizzazione. Subito due voci fuori dalla chiesa invitano i presenti, le anime, ad entrare nel luogo sacro. Sono Tiziano e Canova, impersonati dagli attori Marco Paladini, volto noto della web serie veneziana Rugagiuffa, e Thierry Di Vietri.
I due dirimpettai si posizionano davanti alle loro tombe per esaltare la loro arte che, secondo loro, li ha portati ad essere immortali. Tra i due inizia un divertente battibecco su chi sia il più grande e il più bravo, ma subito vengono interrotti dal padrone di casa, San Francesco, interpretato da Emanuele Lepore, che li ammonisce: «Oh figlioli miei, quante parole per niente! Bisticciate come nemmeno i bambini: non vi rendete conto che avete avuto dinanzi la stessa luce tutti e due?».
San Francesco li invita allora a rinascere dall’alto, richiamandoli ad una gloria più grande. Così inizia, nella parte antecedente al coro, una performance realizzata da tre ballerine che rappresentano la fatica e il processo che porta alla nascita. Poi le persone vengono invitate a raggiungere l’abside dove inizia un ballo-lotta tra due ballerine che testimoniano la lotta della vita. Lo scontro è accompagnato dal sottofondo musicale di viola, clarinetto e organo fino al momento in cui una delle due interpreti muore. Dopo alcuni secondi di buio e silenzio l’Assunta si illumina e una ragazza vestita di rosso, impersonata da Anna Lazzari, espressione di tutta l’umanità, cerca conforto in Maria inginocchiandosi davanti l’opera.
Inizia così un intimo dialogo fra la ragazza in lacrime, stanca delle fatiche della vita, e Maria, a cui ha dato voce Carlotta Dorigo, che la incoraggia: «Maria, dimmi come fai ad essere così libera, pienamente te stessa, ad amare così, senza pretese, senza aspettarti nulla in cambio. Io sento come una catena che mi lega i piedi, le mani, il cuore. Vorrei liberarmene – recita la ragazza – ma non ci riesco. Percepisco come una soglia tra me e gli altri e vorrei tanto varcarla, ma quando scatto per oltrepassarla mi ritrovo immersa in un’acqua profonda che mi blocca». E Maria risponde: «Bambina, ma tu vorresti essere già come Dio. Che ci sia una soglia è normale, ci deve essere: sei tu quella soglia. Ma il tuo destino non è quello di restare per sempre al di qua dell’infinito che sei» dice Maria, invitando la ragazza a pensare a Gesù, che lei però non sente. Una voce però irrompe nel silenzio: «Donna, perché piangi, chi cerchi?».
La ragazza, allora, con stupore alza lo sguardo verso la Croce: «Maestro!» dice infine, riconoscendo finalmente il Salvatore. Il momento si conclude con il canto gospel Amazing Graze eseguito dal coro di studenti diretto dal maestro Alessio Bussi con la speciale partecipazione della voce solista di Betty Sfriso. Un momento che si eleva in preghiera per ringraziare quell’unica grazia che permette di rinascere, di amare di nuovo la propria vita. Infine Betty Sfriso incanta nuovamente il pubblico intonando il canto dell’Ave Maria di Noa, questa volta però accompagnata alla chitarra dal maestro Gioele Vio, altra special guest della serata.
Un evento reso possibile grazie a 45 organizzatori tra cui 35 universitari provenienti da varie realtà e facoltà. «Il dialogo tra Canova e Tiziano ci dice che l’uomo non può salvare se stesso», afferma infine don Gilberto: «Il vedersi vivere è un dramma, come ci ricorda Pirandello, ma il vedersi nascere con gli occhi di Dio è una via di salvezza. Invochiamo Dio chiedendogli di darci la forza per amare proprio come Maria: in Lei la soglia del corpo è superata» afferma, spiegando che Maria si fa dono e attraverso la sua Assunzione è esempio di vera immortalità.
«Il corpo senza anima precipita inesorabilmente nella morte, l’anima senza il corpo non può vivere la pregnanza dell’amore. Se l’anima diventa tutta di Dio è la carne che lo rende possibile», conclude don Gilberto ricordando Tertulliano: «Il corpo allora è una soglia, il linguaggio dell’amore che ci permette di incontrare l’altro e che il Padre ha usato con noi donandoci il Figlio».
Francesca Catalano