A Miami Beach un polipo è stato visto nuotare in un parcheggio per le macchine, passato dai tombini con l’alta marea. Nella West Avenue, sulla baia di Miami, già si parcheggia a destra o a sinistra a seconda dell’allagamento provocato dalle maree. I pescatori si sono accorti da tempo dei cambiamenti e avvertono che nelle strade c’è acqua salata. A Sunny Isles, i garage per le costosissime Mercedes e BMW si allagano frequentemente. A Coral Gables, alcune vie restano asciutte solo perché l’acqua viene pompata fuori forzatamente. Ora è così. I floridiani vedono l’oceano assediarli lentamente, ma costantemente. Tra venti-trenta anni, il livello dell’oceano sarà salito e molte zone costiere di Miami diventeranno inabitabili. Gli studi ambientali parlano chiaro. Miami come Venezia? La situazione è simile. Miami sta lottando ora contro un problema che per Venezia è d’antica data. Sta innalzando le strade, inserendo barriere a difesa della città e costruendo pompe idrauliche per rimuovere l’acqua. Le quattro contee di Monroe, Miami-Dade, Broward e Palm Beach si sono unite e hanno creato il Four County Climate Change Compact (le 4C), l’unica associazione collaborativa creata per far fronte al problema dell’acqua alta nel sud-est della Florida. «Dobbiamo sollevare la testa dalla sabbia», dice il sindaco di Broward, Kirsten Jakobs.
Si continua a costruire come se nulla fosse. Eppure, allo stesso tempo, i costruttori che guadagnano sulle zone edificabili di Miami non si pongono il problema. Continuano ad innalzare palazzi a due passi dalla costa, ignorando il futuro. L’ultimo esempio è stata l’inaugurazione del Faena Forum, un nuovo complesso di palazzi dedicato alle arti visive, in una zona che fra qualche anno sarà costantemente allagata. E ci hanno pure riso sopra, inventando lo slogan, “Side by Tide” (accanto alla marea) per pubblicizzarsi. Tra le voci preoccupate quella del professor Leonard Berry, ex-direttore del Florida Center for Environmental Studies e coordinatore del Climate Change Initiative della Florida Atlantic University: «Le soluzioni sono due: adattarsi o trasferirsi. Ed entrambe sono estremamente costose», ci spiega. «Miami non ha il problema dello sprofondamento come Venezia, ma ha un altro problema: l’infiltrazione di acqua salata nella roccia calcarea su cui poggia. Questo porterà a dover prendere acqua potabile in zone sempre più lontane. Alcune città come Hollywood hanno già dovuto spostare le loro riserve d’acqua dolce». Berry scrive lettere ai senatori e invita tutti a farlo, per vincere sia l’ignoranza che l’indifferenza: «Negli Stati Uniti forse due terzi delle persone conosce il problema. Di queste però, la maggioranza non se ne preoccupa e pensa che si troveranno le soluzioni in futuro. Invece bisogna farlo adesso».
Il riscaldamento globale? Una favola. Le avvisaglie le vediamo anche noi. Samuele, cameriere, afferma: «Viviamo tra sole, mare e spiagge e ci dimentichiamo facilmente dei problemi. Anche i miei amici che abitano a Miami sono tranquilli perché credono che una soluzione si trovi sempre». Angela, studentessa, aggiunge: «Molte persone non credono nel riscaldamento globale. Però, i miei amici di Key Largo ci credono e questo è uno dei motivi per cui hanno deciso di trasferirsi: vedono la marea alzarsi sul loro molo e sono preoccupati per l’erosione del suolo sotto la casa. Preferiscono vendere ora prima che gli immobili non valgano più nulla». Alexandrina, che è arrivata dalla Romania ed ha costruito il suo business con le barche da diporto, ha paura di un nuovo trasferimento: «Dove abito si vede sempre più spesso l’effetto della “king tide”, l’alta marea eccezionale. Molti di noi ci chiediamo, che dovremmo fare? Vendere le nostre case ed andarcene via?». Nicoletta, italoamericana, ha l’incubo dell’acqua che sale perché ricorda una notte di terrore in Louisiana nel 2009, quando rimase intrappolata in un allagamento improvviso della strada: «Guidavamo abbastanza tranquilli perché c’era il sole, ma ad un tratto ci trovammo in un mare d’acqua come se fossimo caduti in piscina. La macchina non poteva essere controllata e si fermò nel bel mezzo della strada. Entrava acqua da tutte le parti, eravamo terrorizzati. Per fortuna ci vennero a salvare in tempo i pompieri».
Ilaria Serra corrispondente per GV dalla Florida con il contributo degli studenti di Italiano avanzato alla Florida Atlantic University: Alexandrina Dec, Angela Dalton, Daniela Rozman, Marjorie Hernandez, Nicoletta Sorice, Samuele Pasqualotto