È stata un’esperienza del tutto nuova, che già desta interesse in tutta Italia: più di 70 giovani delle scuole superiori si sono impegnati nel servizio al santuario di Lourdes e hanno accompagnato il pellegrinaggio della Sottosezione Aziendali dell’Unitalsi, dal 25 aprile al 1° maggio scorsi.
Esperienza nuova soprattutto perché per la maggioranza di loro è valso come alternanza scuola-lavoro (asl): infatti, i maggiori Istituti del veneziano hanno accolto il progetto del Liceo “Benedetti-Tommaseo” di Venezia, firmando le convenzioni con la Sezione Triveneta Unitalsi.
Ad accompagnare i giovani per questa “prima”, oltre all’arcivescovo Dino De Antoni, anche il vicepresidente nazionale Unitalsi, Roberto Maurizio, che racconta: «Porterò questa esperienza in Presidenza nazionale per sottolineare, ancora una volta, la bellezza della nostra associazione soprattutto quando, insieme ad un cuore disponibile e alla vita messa in gioco per se stessi e per gli altri, si mescolano gli straordinari e irripetibili doni di queste giovani vite». Ed è davvero molto l’interesse suscitato a livello nazionale, al punto che si sta preparando un protocollo da condividere con tutte le sezioni italiane.
Ma ciò che più ha colpito gli studenti è stata la gioia suscitata nei malati e nei pellegrini dalla loro semplice presenza. «Ci è stato chiesto di metterci in gioco non solo per svolgere un servizio» racconta Raffaele Zane che frequenta la IV al Liceo Morin, «ma per entrare in contatto con le persone, talvolta sole o sofferenti o comunque bisognose di rapporti autentici, dove ci sia spazio per un sorriso, un segno di condivisione e tenerezza, un momento di ascolto. E così è stato necessario fare un passo in più e giocarci in modo sincero e profondo: senza preconcetti, semplicemente respirando la fede di quanti avevamo vicino, le loro preghiere, la loro capacità di ringraziare e chiedere perdono».
«Abbiamo relegato la malattia negli ospedali, negli istituti, nel chiuso delle nostre case» dice don Lio Gasparotto, che ha guidato il pellegrinaggio: «Invece a Lourdes la debolezza, sia fisica ma specialmente spirituale, non è nascosta, anzi: affiora prepotentemente con il desiderio di guarigione. Ed è stato davvero commovente vedere come questi ragazzi siano disponibili ad accompagnare chi vive la sofferenza, se solo si offre loro la possibilità di farlo. Si sono poi sorpresi di essere stati in realtà a loro volta accompagnati nella verità della vita, che non è quel modello falso e inappagante che gli è solitamente rifilato».
Non sono poi mancati i momenti di divertimento o svago, come i lunghi viaggi in treno di andata e ritorno, in cui i giovani hanno potuto socializzare e stringere amicizia, o la festa per i malati al Salus infirmorum. Ma quello che più li ha segnati è stata senza dubbio l’atmosfera di Lourdes, dove si sono sentiti per una volta autentici, senza costruzioni.
Si può ben dire allora che questo pellegrinaggio ha di fatto aperto una nuova possibilità, non solo per un’associazione ecclesiale come l’Unitalsi, ma anche per le scuole e le famiglie: quella di offrire concretamente ai ragazzi la possibilità di sperimentare che la proposta cristiana non è estranea alla vita, ma la rende bella perché ogni desiderio, fatica, aspirazione trova il suo senso. E “Aquerò”, la Signora, con il suo sguardo dolcissimo, è sempre pronta ad accogliere ciascuno e portarlo al suo Figlio.
Giulio Vincoletto