C’è un insegnamento di fondo che esce dall’opera dell’abate Mechitar e dalla storia lunga tre secoli dei padri Armeni Mechitaristi nell’isola di San Lazzaro, nella laguna di Venezia. Ed è il nesso fecondo fra ragione e fede.
Lo rileva il Patriarca Francesco, intervenendo, nella mattinata di venerdì 4 maggio, al convegno internazionale inserito nelle celebrazioni del Tricentenario del Monastero Mechitarista di San Lazzaro.
«Mechitar – afferma mons. Moraglia – inaugura di fatto “una Scuola dei Lumi cristiana”, perché la sua fiducia nella ragione si rivela come reale fiducia in una ragione illuminata dalla fede, in una ragione che non può perciò essere limitata in una chiave e in una visione riduttiva o parziale, legata all’esperienza storica dell’Illuminismo. Da sempre il magistero della Chiesa ci insegna, infatti, ad operare uno sguardo sulla realtà che è, ad un tempo, di fede e di ragione; ci si occupa dell’uomo affermandone e promuovendone le differenti dimensioni. L’uomo è persona, identità propria, irripetibile e insieme è relazione; nell’uomo non è possibile disgiungere la dimensione e il senso verticale (Dio) dalla dimensione e dal senso orizzontale (la relazione con il prossimo)».
In Mechitar tutto ciò ha portato ad una rivalutazione dell’intero ventaglio delle scienze, «secondo un vero spirito enciclopedico cristiano – prosegue mons. Moraglia – sorretto dalla consapevolezza che tutto ciò che nutre lo spirito dell’uomo non può che arricchirlo nel suo stesso spessore propriamente umano, e, perciò, cristiano. Al punto che Mechitar stesso incoraggia i suoi giovani ad assecondare le proprie inclinazioni là dove li vede versati in tale o talaltra disciplina, senza disdegnare le scienze pure, naturali e applicate. Tutto – rettamente inteso – concorre a portare a Dio e a rendere la fede cristiana, per dirla con le parole di Giovanni Paolo II, più “pienamente accolta, interamente pensata, fedelmente vissuta”».
In questo secolare e felice processo, conclude il Patriarca, «Venezia non è elemento accessorio ma è un ulteriore segno di continuità di sviluppo dell’identità profonda di questa città, ben ancora nel continente europeo ma sempre proiettata verso il Mediterraneo e l’Oriente in un costante e mai interrotto scambio culturale e scientifico, oltreché commerciale e di civiltà».