«Possiamo avere dei dolori, delle fatiche, possiamo essere segnati, ma non possiamo essere una comunità di persone tristi: noi siamo la comunità del Signore Risorto e la nostra fede fallisce quando, nella vita, non riusciamo ad esprimere questa verità portante». Il Patriarca Francesco ha iniziato così l’omelia di questa mattina, rivolta ai circa 500 fedeli della Collaborazione altinate riuniti presso il tendone della sagra di Quarto per la S. Messa, facendo una raccomandazione alla comunità tutta: siate una grande famiglia. «Quando in una famiglia, in una comunità, in un gruppo di amici i problemi sono condivisi, quando l’uno porta il peso dell’altro – ha affermato – allora siamo la comunità del Risorto, del Signore Gesùche non ci lascia mai soli».
Quello che non dobbiamo mai smettere di domandarci è: cosa posso fare per gli altri? Come posso essere un buon cristiano, infatti, se non ho a cuore l’interesse della mia comunità?
«La Visita pastorale – ha continuato il Vescovo di Venezia – è un momento di grazia e la grazia deve entrare nel nostro umano, rendendoci capaci di quell’idealità che non è ideologia, ma rispetto e attenzione dell’altro». Essere immagine di Dio, dunque, che si china su ogni uomo.
Il Vangelo di oggi ci parla di un Gesù che è risorto, entrato nella pienezza della vita. E noi apparteniamo a quella comunità che crede in Lui e Lo vuole seguire. «Confermiamoci nella fede nell’unico Signore, come colui – ha concluso il Patriarca – che può entrare nei nostri cuori, nelle nostre comunità per renderle quelle di cui il mondo ha bisogno».
(foto di Marzia Cattarin e Giorgia Moro)
Marta Gasparon