«L’anno scorso Qaraqosh era una città deserta. Le prime 3 famiglie sono tornate il 2 maggio 2017; ora sono 5.800 quelle che hanno fatto rientro a casa».
Lo rileva don Giorgio Scatto, priore della comunità monastica di Marango, da martedì 3 aprile, per la sesta volta nella città irachena che ha conosciuto, nel 2014, la conquista e la depredazione da parte dell’Isis.
Vi abitavano 50mila persone, fino a cinque anni fa, per il 90% cristiane. Con il Califfato è subentrato il deserto e adesso sta tornando la vita.
«Abbiamo visitato il quartiere di Shaqaq – racconta don Giorgio Scatto – dove ha scelto di abitare padre Jalal, un nostro amico: è uno dei quartieri più poveri. Vi abitano più di 300 famiglie. Tutte le case sono state costruite dalla Chiesa dopo il 2003, sono abusive e sono state finanziate da un ministro curdo con comprensibili intenti politici: siamo al confine di un territorio conteso fra Curdi e Iracheni».
Il priore di Marango, Cristina Santinon, della stessa comunità, e Anna, una signora bergamasca che ha anch’ella a cuore la sorte di Qaraqosh, incontrano un gruppo di ragazzi francesi che fanno parte di un’associazione che si occupa di ragazzi con storie difficili. Attraverso un servizio agli altri, questi giovani vengono recuperati alla vita.
E quando si entra in una delle case oggi finalmente abitate e si viene invitati a pranzo, la domanda “Ma non siamo troppi in 11?” ottiene per risposta: «Dio provvede».
Intanto, poco distante, quello che fino a pochi mesi fa era un terreno usato come discarica, ora è diventato un orto. La vita torna a Qaraqosh.