Ascoltare la Parola di Dio nella liturgia corrisponde non a compiere dei riti ma a entrare nel mistero della croce, della salvezza e della risurrezione.
Lo ha sottolineato il Patriarca nell’omelia della Messa celebrata domenica 25 nella basilica di San Marco.
È la domenica delle Palme e il vescovo di Venezia, come da tradizione, ha guidato la processione che ha preso il via da campo Santa Maria Formosa. In Cattedrale, il racconto della Passione è stato motivo, per mons. Moraglia, per rimarcare il senso della liturgia nella Chiesa.
«Non siamo in una facoltà teologica e non siamo in uno stadio – ha aggiunto il Patriarca, per evidenziare il significato del luogo dell’azione liturgica – ma nella Basilica Cattedrale. Qui la Parola di Dio pronunciata nell’azione liturgica partecipa di un’efficacia sacramentale».
Si tratta, infatti, «non di una parola proclamata per informarci di alcuni avvenimenti accaduti duemila anni fa, ma come parola che porta la salvezza se ascoltata nella fede».
In ciascuno di noi, ha aggiunto il Patriarca, «quella Parola già nota, che non intendeva informarci su avvenimenti che già conoscevamo, ha avuto un effetto diverso. In questo senso la Settimana Santa serve ad ascoltare la Parola di Dio come Parola che salva ed è occasione per partecipare all’azione liturgica non compiendo dei riti, ma entrando nel mistero. E allora chi ascolta con fede, chi celebra nel mistero, attraverso i gesti e l’ascolto della parola liturgica, entra nel mistero della croce, della salvezza e della risurrezione».
Perciò, conclude il Patriarca, «la Settimana Santa è una grande grazia e sarebbe triste fare dell’altro, non cogliendo l’evento salvifico».
(Con le fotografie di Gianfranco Segantin)