Papa Francesco ne ha parlato in più occasioni e, grazie ai due “Motu proprio” che hanno modificato – semplificando – le regole del processo canonico, le domande di nullità matrimoniale sono in netta crescita. Nel 2017 le richieste di annullamento presentate al Tribunale Ecclesiastico regionale Triveneto sono state infatti 233: erano 207 nel 2016 e appena 168 nel 2015. «I motivi possono essere molteplici, ma sicuramente una possibile interpretazione è legata alla maggiore conoscenza di questa opportunità, grazie a Papa Francesco e all’attenzione da parte dei media», commenta mons. Adolfo Zambon, vicario Giudiziale del Tert, che martedì 27 febbraio ha inaugurato l’anno giudiziario alla presenza del Patriarca mons. Francesco Moraglia. «Sempre più importante – prosegue il vicario – è la possibilità che l’operato del Tribunale venga inserito nell’ambito dell’accompagnamento pastorale e spirituale delle persone che si trovano a vivere il termine del loro matrimonio. Chiedere la nullità non è cioè solo un fatto burocratico, ma è un percorso spirituale e pastorale».
La centralità della coscienza. Non a caso, nella relazione pronunciata martedì il vicario cita il discorso di Papa Francesco in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale della Rota Romana, dello scorso 29 gennaio: «Fondamentale nel discorso di papa Francesco è il riferimento alla centralità della co-scienza, sia delle persone che incontriamo – dalla consulenza previa alla comunicazione della sentenza – sia della nostra coscienza di operatori del Tribunale. Afferma infatti papa Francesco: “Oggi vorrei riflettere con voi su un aspetto qualificante del vostro servizio giudiziale, cioè sulla centralità della coscienza, che è nello stesso tempo quella di ciascuno di voi e quella delle persone dei cui casi vi occupate. Infatti, la vostra attività si esprime anche come ministero della pace delle coscienze e richiede di essere esercitata in tutta coscienza”. Viene, pertanto, nuovamente raccomandato un catecumenato matrimoniale, “inteso come itinerario indispensabile dei giovani e delle coppie destinato a far rivivere la loro coscienza cristiana, sostenuta dalla grazia dei due sacramenti, battesimo e matrimonio”. Mi sembra – aggiunge mons. Zambon – che in tale richiamo emerga con forza uno degli aspetti della natura pastorale dei processi di nullità matrimoniale: presentare, proporre e valorizzare l’autentica visione del matrimonio che sorge dalla dinamica intrinseca dell’amore sponsale e dal sacramento del matrimonio». Un esempio concreto di tale attenzione sono i due corsi rivolti agli operatori pastorali, promossi dal Tert e organizzati dalla Facoltà di Diritto Canonico di Venezia e dalla Facoltà Teologica di Padova (vedi box sotto) finalizzati alla formazione di quegli operatori chiamati ad accompagnare le “famiglie ferite”.
Prevale l’incapacità psicologica. Tornando agli aspetti numerici delle attività del Tribunale Ecclesiastico, oltre alla crescita delle cause introdotte, spiccano le motivazioni: il 32% dei capi di nullità introdotti sono per “grave difetto di discrezione di giudizio circa i diritti e i doveri essenziali del matrimonio” e per il 29,3% per “incapacità di assumere le obbligazioni essenziali del matrimonio”. Sono sposi spesso immaturi, o comunque psicologicamente incapaci di assumere su di sé le responsabilità che l’impegno matrimoniale comporta. «Sono dinamiche psicologiche – spiega mons. Zambon – che impediscono di vivere con maturità il vincolo matrimoniale». L’aumento di cause introdotte comporta chiaramente la crescita delle cause pendenti: erano 352 nel 2015, sono salite a 425 nel 2016 e a 483 nel 2017. «La durata media di una causa è intorno ai due anni e mezzo – sottolinea il vicario – ma è un dato medio, perché ci sono cause più complesse che durano di più e altre che invece durano di meno». Un aspetto positivo è invece il drastico calo delle cause di appello: nel 2017 ne sono state introdotte 10 appena e a fine anno le pendenti erano 14. «Questo si deve alla riforma voluta da Papa Francesco che prevede che, quando in primo grado un matrimonio venga dichiarato nullo, nel momento in cui nessuno presenta appello, la causa sia automaticamente terminata. Prima invece – conclude don Zambon – erano sempre necessari due gradi di giudizio».
Serena Spinazzi Lucchesi