«Il cenacolo non è un nuovo gruppo, ma è un insieme di persone che partecipa ad un metodo e che respira a pieni polmoni un nuovo senso di corresponsabilità ecclesiale». Lo sottolinea il Patriarca Francesco incontrando le persone della Collaborazione di Jesolo Lido che hanno dato la loro disponibilità per questa nuova esperienza.
L’incontro si tiene nel pomeriggio di sabato 20, nel secondo fine settimana di Visita pastorale alle comunità cristiane dei Santi Liberale e Mauro, Santa Maria Ausiliatrice e Sacro Cuore di Jesolo Lido, chiamate a collaborare in maniera sempre più strutturata e continua.
«La Chiesa – rileva mons. Moraglia – non è più affidata solo ai preti come è stato fino a qualche tempo fa». Il calo delle vocazioni presbiterali porta i suoi effetti visibili nel territorio: le tre parrocchie del Lido di Jesolo possono, infatti, contare oggi su due parroci e un cappellano. La metà, cioè, dei sacerdoti di cui si disponeva una ventina di anni fa.
«Non abbiamo scelto questa condizione – prosegue il vescovo di Venezia – ma, proprio perché essa si presenta, noi siamo chiamati a ripensare la Chiesa di Cristo. A ripensare, cioè, come la Chiesa può esprimere nuova vitalità in una cornice di condizioni mutate».
Da ciò l’invito ad una maggiore corresponsabilità dei laici: «Il cenacolo non è un gruppo in più – rimarca mons. Moraglia – ma è presenza di coloro che si fanno soggetto di pastorale e perciò fanno sì che la Chiesa sia presenza efficace di Cristo. Se questo non accade, non è Chiesa».
Tutti sono chiamati a partecipare, a patto di sentirsi davvero portatori della gioia del Vangelo. «Se arrivassimo, un domani, anche a situazioni estreme e ci fosse – poniamo – un parroco per quindici parrocchie – mai dovrebbe mancare la Messa domenicale nelle varie comunità». Ma negli altri giorni potrebbero essere i laici a organizzare e vivere momenti liturgici e di preghiera; oppure ptrebbero prendersi a cuore i patronati come luoghi educativi.
«La santità si dovrebbe toccare», conclude il Patriarca: «Ecco come vive il cenacolo».
(con la collaborazione di Patrizia Narder e Umberto Pavanetto)