Spesso le stupidaggini o le forzature fanno più notizia delle idee buone e pacate. Non fa difetto l’affermazione di Attilio Fontana, candidato presidente delle Regione Lombardia, secondo cui bisogna «non aprire a tutti gli immigrati o la razza bianca è a rischio».
Non c’è dubbio, però, che è sul tema delle migrazioni che si gioca gran parte dell’esito della prossima tornata elettorale. Dato il clima e il portato degli ultimi vent’anni, le scelte politiche sulle migrazioni sposteranno in maniera decisiva le scelte per l’urna.
Il rischio più grande è che vinca chi cavalca l’onda della paura e del sospetto. Perché la paura è uno dei motori più potenti per attrarre il consenso. Salvo, poi, quasi sempre, pentirsi di averle dato ascolto.
Allora la sfida è a dire parole forti e pacate. Capaci di toccare cervello e pancia insieme. Per esempio che sappiano rispondere a una domanda: quanti migranti ancora accoglieremo nell’emergenza? Cioè quanti troveranno posto in Italia perché sono in mezzo al mare e non li si può certo lasciare lì ad affogare? Riusciremo invece a regolamentare gli arrivi?
Ci piacerebbe sentire dai partiti una risposta sugli obiettivi e sui mezzi che si intendono usare per raggiungere questi risultati. Perché integrare gli stranieri è possibile. Ma non nell’emergenza.