Un racconto reciproco e un confronto fraterno, ad ampio raggio e a cuore aperto, sulla figura del Vescovo oggi: è quanto hanno fatto i Vescovi della Conferenza Episcopale Triveneto (Cet) l’8 e il 9 gennaio presso Casa Maria Assunta a Cavallino (Venezia) nel corso della “due giorni” che li riunisce tradizionalmente subito dopo il periodo natalizio.
“Abbiamo desiderato vivere quest’appuntamento – hanno affermato – ripensando alla nostra identità e al nostro ministero di Vescovi, a partire dall’esperienza personale e concreta di ciascuno di noi, per aiutarci a comprendere meglio e insieme le sfide che incontriamo e sperimentiamo ogni giorno. È stato un continuo raccontarsi, mettendoci tutti davanti alle nostre responsabilità episcopali, con le proprie esperienze, e dicendo ognuno agli altri confratelli come cerchiamo di vivere la nostra umanità e la nostra fede, il servizio pastorale che ci è stato affidato e come ci poniamo di fronte alla realtà ecclesiale e al mondo”.
Gli interventi personali di chi è alla guida delle Diocesi del Nordest – e i vari momenti di dialogo – hanno, di volta in volta, toccato diversi aspetti: l’umanità della persona del Vescovo, la sua fede e vita spirituale, il modo di tradurre concretamente il compito di essere “padre” e “pastore” in mezzo al popolo, il rapporto del Vescovo con i sacerdoti, la concreta attuazione della comunione e collegialità del ministero episcopale. Filo conduttore è stata l’esigenza di comprendere meglio come il Vescovo, per il suo ministero e nella sua persona, sia oggi chiamato ad annunciare il Vangelo in un contesto di profondi cambiamenti e che desta molti interrogativi.
Nella prima parte della “due giorni” i Vescovi hanno ascoltato l’intervento e la testimonianza di alcune persone significative che hanno raccontato, a loro volta, come il Vescovo è percepito oggi e che cosa da lui ci si aspetta nel mondo ecclesiale e nella società. Hanno partecipato a questa sessione dei lavori il giornalista di Avvenire Umberto Folena che ha evidenziato come il Vescovo sia spesso oggetto di richieste pressanti ma contraddittorie tra loro o sia spesso “classificato” e sottoposto ad etichette fuorvianti, il monaco camaldolese e sociologo Giovanni Dalpiaz che ha cercato di raccogliere impressioni e diverse modalità di “riconoscimento” che riguardano il Vescovo e che arrivano da parte dei giovani e dei preti in un mix di vicinanza e lontananza, e infine la prof.ssa Pina De Simone – docente di etica, filosofia delle religioni e teologia – che ha sottolineato il carattere di “unicità” che appartiene ad ogni Vescovo soffermandosi poi sull’esigenza, non sempre bene espressa sia da chi è dentro la realtà ecclesiale sia da chi rimane “sulla soglia”, che il Vescovo sia soprattutto “un padre e un maestro”.
A conclusione della due giorni il Presidente della Cet Francesco Moraglia ha dichiarato che “le molte riflessioni emerse hanno delineato un profilo spirituale molto ricco e articolato del Vescovo che cerca di vivere bene il suo ministero episcopale a servizio di questo territorio. Abbiamo anche individuato alcune modalità di maggiore condivisione, dialogo e preghiera comune tra noi Vescovi del Triveneto e che già nelle prossime occasioni d’incontro contiamo di realizzare per accentuare il nostro cammino di fraternità e collegialità episcopale”.