Se lo è tatuato sul petto, all’altezza del cuore. Crede così tanto nella realtà benefica da lui fondata che da poco tempo si è marchiato del suo segno indelebile: il simbolo matematico che rappresenta il “diverso” e che è diventato il logo di questa impresa ad alto tasso di giovani, tutti under 30.
Fabio Caramel (a destra nella foto che apre l’articolo) l’ha lanciata due anni fa con un paio di amici mestrini, Thomas e Andrea. «A cena – ricorda il 24enne – ci siamo detti: “Perché non entrare in società assieme?”».
Poi quell’idea ha fatto un balzo avanti: «Perché, anziché un lavoro, non fare qualcosa di gratuito per gli altri, che ci appaghi anche a livello morale?».
Così è nata Uguale, che ora conta una trentina di giovani soci a caccia di fondi per aiutare chi si occupa dei ragazzi disabili nel nostro territorio.
Un crowdfounding nuovo, fresco, flessibile, carburato dalle diverse professionalità dei soci.
«Ognuno ci mette del suo», lo descrive il giovane, laureato in economia, che lavora in un’azienda di verniciature e metallizzazione di Marcon: «La voglia è anche quella di coinvolgere gli altri in un modello di volontariato che non sia solo dare un contributo a livello sociale, ma anche creare un percorso formativo post laurea con un tavolo di lavoro multidisciplinare, dal quale nascono poi gli eventi benefici. Chi decide di entrare in Uguale ha la possibilità di lavorare sia sul senso morale di ciò che sta facendo, sia sulla formazione all’interno di un gruppo riconosciuto dalle istituzioni e da altri enti no profit, capace di parlare con altre aziende. Nei fatti, è diventato anche un percorso post scolastico».
E i risultati ci sono. Una rete da sitting volley per la pallavolo su sedia a rotelle, le divise da gioco per una squadra di wheelchair basket, una stanza allestita per la pet terapy nella cura della disabilità psichica e cognitiva, gli strumenti musicali nel laboratorio didattico per i ragazzi con grave disabilità.
Qui non si perde tempo: sono tutti progetti che vedranno la luce tra pochi mesi e per i quali i ragazzi di Uguale si sono già attivati in cerca di donazioni.
A beneficiarne sono quattro associazioni del territorio: Qui sport trecenta, Padova Millennium basket, Discovery dogs e Sos handicap bambini invisibili.
«Acquisteremo – continua Fabio Caramel – una rete da applicare a terra per l’associazione di Rovigo che si occupa di pallavolo su sedia a rotelle. Poi compreremo le divise da gioco per la squadra di basket su carrozzina, Allestiremo anche una stanza per consentire un laboratorio terapeutico con i cani. E poi prenderemo degli strumenti musicali per un laboratorio di musica costruito ad hoc per i ragazzi disabili».
Una ricetta semplice. Tramite social e via mail i giovani di Uguale mettono a conoscenza le associazioni del territorio della possibilità di finanziare alcuni progetti. Fissano una data entro la quale chi vuole partecipare può presentare il suo piano. «E i nostri soci – spiega Fabio – scelgono quali progetti finanziare, anche in base all’obiettivo annuale che ci siamo prefissati».
Poi la raccolta arriva nel corso degli eventi culturali, sportivi, musicali. «Sono i più vari – dice il ragazzo – e al loro interno incanaliamo le donazioni tramite l’acquisto di materiale associativo, con le partnership tra le aziende…».
Ed è qui che Uguale trova quel guizzo in grado di assicurare la donazione, superando la vecchia prassi del chiedere soldi e basta: «Una difficoltà del settore, abbiamo notato, si presenta quando si domanda di fare una donazione senza dare nulla in cambio. Noi cerchiamo di offrire un contenuto di qualità per il quale tutti i partecipanti siano disposti a versare una quota minima».
La passione di Caramel per i meccanismi del mondo del volontariato è nata durante la sua prima esperienza lavorativa, alla Uildm di Mestre: «Lì mi sono occupato della parte amministrativa, ma ho conosciuto da vicino il mondo della disabilità e dell’associazionismo».
È finita con il tatuaggio sul petto, all’altezza del cuore. «Il mio amico Thomas, sapendo quanto il progetto fosse importante per me, alla mia laurea mi ha fatto questo regalo. Un logo che mi ricorda che operiamo in un settore della disabilità, considerata dei “diversi”. E che allo stesso tempo la nostra ambizione è quella di poter essere tutti uguali, di avere tutti le stesse possibilità, di poter ricevere tutti lo stesso trattamento».
Giulia Busetto