Riceviamo e pubblichiamo molto volentieri la testimonianza di Anna Decandia, che ha portato il valore e la fatica della sua disabilità in una recente esperienza di volontariato, le “72 ore con le maniche in su”. E, come tanti altri giovani, la racconta: così.
«Per me le 72 ore sono state una grande occasione. Un’occasione per mettersi in gioco, per conoscere altre realtà con le quali spesso si pensa di non avere nulla a che fare, per mettersi in discussione e assumersi responsabilità, per aumentare la propria indipendenza, per conoscere nuove persone con storie diverse dalle proprie e per rendersi utili in modo concreto.
Io e il mio gruppo abbiamo trascorso le 72 ore in una casa di riposo di Zelarino, il “Centro Nazaret”. Il nostro compito era quello di intrattenere, per esempio cantando, gli ospiti della struttura e affiancarli durante varie attività: da giocare a Tombola o a Nomi Cose Città, ad assistere a una festa alla quale partecipano mensilmente organizzata dalla struttura e ad animare le Messe. Ma anche in azioni più “quotidiane” come il pranzo durante il quale, parlando, si creava un momento, a mio avviso stupendo, di confronto e condivisione tra due generazioni così diverse tra loro. Noi raccontavamo a loro della scuola, dei nostri amici, dello sport e del nostro tempo libero e loro ci raccontavano a loro volta delle loro famiglie, del lavoro che facevano e a volte facevano qualche battuta ironica sulla vita all’interno della struttura aggiungendo commenti sul cibo e sul personale. Il momento più commovente è stato quando abbiamo cantato canzoni anni ’60 e loro hanno cantato con noi.
Ma le 72 ore sono state anche molto altro. Sono state un’ottima occasione per conoscere nuovi ragazzi e stringere amicizie. Le sere, quando alla fine della giornata, si parlava e si cenava insieme, si ascoltava la musica e – perché no? – si ballava, sono state i momenti più divertenti, migliorati dal fatto che eravamo tutti coetanei, poiché anche i referenti non avevano che pochi anni più di noi.
Le 72 ore sono state quindi una bellissima esperienza che per me e, penso, per tutti gli altri mille ragazzi che hanno partecipato sarà difficile da dimenticare».
Anna Decandia