L’Ospedale di Jesolo compie 90 anni. Era la primavera del 1927 quando veniva posata la prima pietra per la costruzione di un sanatorio per la cura della tubercolosi extra-polmonare. Da allora i tempi sono cambiati, così com’è cambiata la vocazione della struttura sanitaria di Jesolo, trasformata da sanatorio climatico in ospedale civile e, oggi in ospedale riabilitativo. Per festeggiare i novant’anni dalla fondazione l’Ulss 4 Veneto Orientale ha organizzato per questa domenica 26 novembre l’iniziativa dal titolo “Ospedale a porte aperte”, una grande festa (a partire dalle ore 9) presso la struttura di via Levantina a Jesolo Lido che prevede una cerimonia che ripercorrerà le tappe storiche dell’ospedale con foto e video inediti, la visita della struttura e dei suoi reparti, ma anche la possibilità di effettuare uno screening gratuito tra il ventaglio messo a disposizione dall’Azienda Ulss4 (prenotazioni all’ingresso, dalle 9 di domenica), e potrà rivolgersi direttamente ai medici e al personale infermieristico disponibili a rispondere alle domande. In occasione della ricorrenza abbiamo voluto ricostruire la storia dell’ospedale di Jesolo, il suo presente e il futuro.
«Un ospedale ormai dato prossimo alla chiusura e che invece oggi ha trovato una nuova vita e una nuova veste». E’ il direttore generale dell’Ulss4 Veneto Orientale Carlo Bramezza a dirlo, mentre illustra com’è cambiato l’ospedale di Jesolo negli ultimi cinque anni. Quando Bramezza, a fine del 2012, si insediò a piazza De Gasperi a San Donà di Piave, sede dell’azienda sanitaria, sulla struttura jesolana tirava una brutta aria: prima il ridimensionamento delle attività chirurgica e ortopedica, poi il loro trasferimento verso gli altri presidi ospedalieri della zona e quella parola “chiusura” che si faceva sempre più forte.
«Fin da quando sono arrivato – è la considerazione del direttore generale – sono stato convinto del fatto che la struttura di Jesolo non dovesse essere chiusa ma riconvertita e, in un certo senso, riportata a quella vocazione riabilitativa per cui era nato nel 1927. Su questo c’è stato il pieno sostegno della Regione Veneto che ci ha dato la possibilità di partire con questo progetto. Erano tre i nostri obiettivi: fare di Jesolo il polo riabilitativo dell’azienda sanitaria, fermare le “fughe” di chi aveva bisogno di prestazioni o cure di questo tipo verso l’ospedale di Motta di Livenza e ricostruire quel rapporto di fiducia che si era incrinato con la cittadinanza».
I passi della riconversione sono stati rapidi con la nomina di tre primari: il dott. Loredano Milani, cardiologo, posto alla guida dell’unità operativa di Medicina, il dott. Angelo Lucangeli, fisiatra e responsabile della Medicina Fisica e Riabilitazione e il dott. Mattia Quarta, internista con indirizzo d’urgenza, per il Pronto Soccorso.
«Assieme a queste figure professionali – riprende Bramezza – abbiamo “ricostruito” l’ospedale di Jesolo, dotando la medicina di 25 posti letto, a cui presto se ne aggiungeranno altri 5 in previsione, nel 2018, dell’ingresso di Cavallino-Treporti nell’Ulss. Inoltre, sempre all’interno di questa unità operativa, abbiamo attivato 10 posti letto di riabilitazione cardiologica. Sono stati poi assegnati 35 posti alla Medicina Fisica e Riabilitazione di cui fa parte anche la lungodegenza, affiancata da altri 8 posti di U.R.T, Unità Riabilitativa Territoriale, la prima in Veneto. Quest’ultima è una struttura intermedia che garantisce cure a pazienti che sono stabilizzati dal punto di vista medico e che quindi non necessitano di assistenza ospedaliera ma che presentano ancora una qualche instabilità clinica che non consente loro di essere seguiti ambulatorialmente o a domicilio».
«Ancora – prosegue il Direttore generale – sono state create le palestre sia per la Medicina Fisica e Riabilitazione che per la Riabilitazione Cardiologica. Ci siamo poi occupati dei nuovi poliambulatori che garantiscono 22 attività specialistiche in 14 ambulatori; abbiamo trasferito nelle palazzine all’ingresso dell’Ospedale il distretto sanitario che prima era decentrato a Jesolo Paese, sistemato l’ingresso con un punto informazioni e il Centro Unico di Prenotazione dotandolo di sala d’attesa, così come anche il punto prelievi. Abbiamo fatto investimenti tecnologi sulla radiologia con l’acquisto di una nuova Tac e di un apparecchio per la risonanza magnetica articolare».
Non da ultimo, l’Ulss 4 si è poi impegnata nel recupero del tratto di spiaggia antistante la struttura sanitaria, con la creazione della Spiaggia di Nemo, pensata per persone con disabilità e che, dallo scorso anno si è ampliata divenendo una spiaggia inclusiva anche per persone normodotate.
A distanza di ormai cinque anni, i frutti si cominciano a vedere. La trasformazione di Jesolo ha permesso di recuperare quattro milioni e mezzo di euro su sei, di costi legati alla cosiddetta “mobilità passiva”, cioè al rimborso ad altre Ulss di prestazioni erogate ad assistiti che non ricadevano nel loro territorio di competenza. Al tempo stesso «oggi c’è un clima più sereno – conclude il dott. Bramezza – la gente ha capito che Jesolo non rischia di chiudere e che, anche se non è più l’ospedale di un tempo, in questa sua nuova veste ha comunque molto da offrire».