«Cercare Gesù vuole dire vincere le ideologie. E vincere un’ideologia vuole dire fare discernimento e riconoscere che c’è di più in Gesù, nella sua parola, nei suoi gesti, nel suo Vangelo non interpretato a piacimento ma come è, letto di fronte al Signore».
Il Patriarca Francesco conclude così, con quest’invito, la riflessione fatta per i ragazzi e i giovani che hanno partecipato al pellegrinaggio che li ha visti protagonisti, come ogni anno, alla vigilia della festa della Madonna della Salute.
In tanti si sono radunati in San Marco e da lì sono partiti verso la basilica della Salute. Il Patriarca ha proposto loro una figura: quella di una donna francese, Madeleine Delbrel, « che ha cercato a suo modo il Signore e che spero vi diventi amica».
Nata nel 1904, cresciuta in una famiglia tiepidamente cattolica, a 17 anni perde del tutto la fede. Proclama il suo ateismo dicendo “Dio è morto”, sulle orme di Nietzsche; ma anche che i pacifisti si illudono perché la loro pace dovrà fare i conti con la morte. O anche che le mamme fanno tenerezza, sognano tanto per i loro figli, ma anche loro dovranno morire. «In queste sue parole – rileva il Patriarca – c’è tutta la spietatezza di una ragazza di 17 anni.
Incontra poi un coetaneo, Jean Maydieu, e con lui fa coppia fissa. Con lui e alcuni amici credenti confronta le sue idee e il suo ateismo. Ad un certo punto Jean scompare, perché ha deciso di farsi prete.
«Il suo io femminile – commenta mons, Moraglia – è ferito: “ha preferito un altro a me – pensa – e quell’altro è Dio”. Lei è disperata eppure, mantenendo la sua lucidità, ora deve dire che, mentre prima lei guardava le persone chiedendo una conferma alla non presenza di Dio, ora le cose sono cambiate. E, dopo l’incontro con Jean e gli altri ragazzi, capisce che deve guardare le cose come se Dio ci sia. “Ma se Dio esiste – pensa – è tutto e quindi merita tutto. E se è tutto, lo devo pregare con tutta me stessa”. È il momento della fede, dell’incontro con Dio.
A quel punto Madeleine, nel 1933, si trasferisce a Ivry-sur-Seine, all’estrema periferia di Parigi, chiamata “la città delle 300 fabbriche”, che è un crogiuolo di tensioni, rivendicazioni salariali, lotte operaie, scontri sociali ed ideologici. E lì per un trentennio, fino alla morte improvvisa, nel 1964, testimonia la vicinanza del cristiano ai deboli e vessati.
«Cari ragazzi – conclude il Patriarca – vi auguro di seguire queste orme, di cercare il volto amico di Cristo e scoprire che Lui ci cercava già da prima».
(Con la collaborazione e le foto di Marta Gasparon)