Stanno partendo. A piccoli gruppi, diretti in tutte le province del Veneto. La suddivisione cui si è arrivati è di una trentina per ciascuna prefettura della regione e una sessantina nel Veneziano.
Dieci solo resteranno: cinque a Casa San Raffaele, la comunità di prima accoglienza per stranieri, aperta dalla Caritas diocesana a Mira Porte, e cinque a Casa Mons. Vianello, sempre della Caritas ma a Campalto.
Sono i più di duecento migranti centrafricani che hanno trascorso la notte scorsa ospitati nei patronati parrocchiali di San Nicolò di Mira, San Pietro di Oriago, Gambarare e Borbiago, oltre che in Casa San Raffaele.
Prima hanno pranzato. Sempre presso le strutture parrocchiali, per il pasto – ieri sera preparato, in emergenza, da volontari delle parrocchie e scout – c’è stato il contributo del Comune di Mira. Tramite l’amministrazione comunale, infatti, sono stati serviti pasti preparati da una ditta specializzata.
Così, a piccoli gruppi, dopo aver pranzato, tutte le persone richiedenti asilo stanno per raggiungere una nuova destinazione, più adeguata per viverci ancora un certo tempo rispetto all’ex caserma di Cona, da cui sono fuggiti.
«L’iniziativa di accoglienza presa dal Patriarca Francesco e subito raccolta dalle comunità ecclesiali di Mira è stata vincente», commenta Alberto Albertini, responsabile di Casa San Raffaele. «E il frutto migliore sta nel fatto che la protesta si è stemperata in proposta».