Sono arrivati. I primi cinquanta richiedenti asilo, che hanno deciso di abbandonare l’ex base militare di Cona, sono arrivati in serata a Mira e sono stati accolti nel patronato della parrocchia di San Nicolò, dove trascorreranno la notte. Nella foto, eccoli in una sala del patronato, appunto, poco dopo il loro arrivo.
Altri 45 sono giunti nel patronato di Gambarare e ancora 45 in quello di San Pietro di Oriago; ancora 40 in parrocchia a Borbiago e 20 in Casa San Raffaele a Mira Porte, la struttura di prima accoglienza aperta dalla Caritas diocesana. In totale 200 persone.
È il risultato della mediazione condotta oggi dalle istituzioni, in particolare dal prefetto. Nell’emergenza, l’accoglienza è stata accordata dal Patriarca, in accordo con la Caritas e con le quattro parrocchie miresi. Nell’emergenza, le porte si sono aperte, appunto, grazie alla Chiesa di Venezia.
La Caritas diocesana, intanto, si sta adoperando per offrire anche un pasto caldo alle persone appena giunte. Un impegno, questo, che vede in prima linea chi opera in Casa San Raffaele a Mira Porte.
I circa 150 stranieri, quasi tutti centrafricani, sono partiti da Cona e per protesta intendono arrivare fino a Venezia. Denunciano di essere da troppo tempo relegati in una struttura inadeguata, che ancora ospita 1100 persone. Inoltre lamentano i tempi lunghi e le attese di molti mesi per avere un responso alla loro domanda di asilo politico e di status giuridico.
Durante il trasferimento da Cona anche un fatto tragico, un incidente: uno dei profughi, che si stava spostando in bicicletta, è stato travolto e ucciso da un’automobile.
(con la collaborazione di Alberto Albertini)