Buchi neri a Marghera. Cioè tanti ex edifici pubblici abbandonati, che da risorse mancate per una riutilizzazione sociale mai intervenuta sono diventati covi di malaffare.
È quanto si è denunciato nella riunione straordinaria del consiglio della Municipalità di Marghera di giovedì 9 novembre, svoltasi nella sala al piano terra, alla quale si accede da piazza Mercato, per coinvolgere la cittadinanza sull’unico punto in discussione.
Il tema era “Qualità urbana e sicurezza” che, tradotto concretamente dal presidente della Municipalità Gianfranco Bettin, significa «aggressioni, scippi, spaccio, angoli di degrado… per una politica di interventi, che al di là del singolo episodio, metta a sistema sicurezza e risanamento del territorio», per il quale non può certo bastare la chiusura di alcuni bar da parte della Questura.
Nell’incontro del consiglio di Municipalità, che ha visto una nutrita partecipazione di cittadini e di rappresentanti delle associazioni, dei parroci del vicariato, dell’assessore comunale alla Sicurezza Giorgio D’Este e del comandante della Polizia locale Marco Agostini, sono state messe sul piatto della discussione le criticità di questo territorio, già di per sé complesso, che si trova ad affrontare vecchie e nuove emergenze in quella situazione di ridimensionamento delle Municipalità voluto dalla attuale Giunta comunale.
Quanto ai “buchi neri” ci si riferisce all’ex Cral Montedison, all’ex Istituto Professionale “Edison”, in parte salvato, perché utilizzato dal Dormitorio mensa “Papa Francesco” della Caritas e da alcune associazioni, all’ex scuola comunale di via Cafasso e, soprattutto, all’ex scuola media “Monteverdi”, per la quale la Regione ha abbandonato il progetto di farne il distretto socio-sanitario della Terraferma. Così quello che è stato un grosso investimento di risorse finanziarie pubbliche continua a essere un duplice problema: mancato utilizzo per i bisogni sociali della cittadinanza e alimentazione della criminalità, come sta succedendo in piazzale Giovannacci, a ridosso della ex “Monteverdi”.
Le contraddizioni, che riguardano non solo le politiche della sicurezza, ma anche quelle sociali, si estendono anche ai «numerosi alloggi dell’edilizia pubblica sfitti, che sono – sottolinea il presidente Bettin – una tentazione per l’occupazione abusiva, spesso luogo di malaffare e di prepotenza su altri condomini, come in via del Bosco o in via Correnti».
«Anche nella centralissima piazza Mercato ci sono sei palazzine con sei appartamenti ognuna – aggiunge Mario Silotto, delegato della Municipalità per le politiche abitative – con metà degli appartamenti sfitti, che in tutta Marghera salgono a cento e… dal 2010 non c’è più un bando».
L’intreccio tra problemi sociali e sicurezza deve registrare anche la riduzione della presenza di vigili urbani e assistenti sociali e l’incerto destino del Commissariato della Polizia di Stato. Di fronte al dichiarato progetto politico di azzeramento delle municipalità per riformarle, di cui fino adesso è stata realizzata solo la prima parte, si comprende la richiesta del vice presidente Bruno Polesel di «rilanciare la Municipalità e restituirla come luogo vivo nel suo ruolo istituzionale di prossimità».
Nel documento finale, approvato all’unanimità, vengono recepite tutte queste problematiche e proposte soluzioni, nella convinzione che 1da questo insieme di interventi sia possibile contrastare concretamente, e non solo episodicamente, il degrado e l’insicurezza, valorizzando presenze vitali e attività positive, che l’intera Municipalità può esprimere, in una virtuosa interazione con lo stesso polo portuale e industriale e l’intero contesto metropolitano di Venezia». (G.C.)