Dare agli studenti la possibilità di fare esperienza lavorativa, interagire con il prossimo, conoscere la bellezza e avvicinarsi alla fede.
È questo il progetto intitolato “La Cappella degli Scrovegni: un’affascinante risorsa per tutta la scuola veneta a 750 anni dalla nascita di Giotto”, proposto come esperienza di alternanza scuola-lavoro per le scuole superiori.
Il progetto, ideato dall’Associazione di Chioggia “Centro Culturale Terzo Millennio”, nata nel 2002 con lo scopo di creare eventi culturali, di cui è presidente il prof. Luigi Boscolo, è sovvenzionato dalla Regione Veneto in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale e promosso dall’Ufficio di Pastorale Scolastica, di cui è direttore don Francesco Marchesi, con la consulenza dell’Ufficio per la Pastorale dei Beni Culturali e del Turismo della diocesi.
La mostra toccherà 15 città del Veneto. Il progetto consiste nella circuitazione della mostra: “Giotto. La cappella degli Scrovegni” che toccherà 15 città del Veneto durante tutto l’anno scolastico. Prima tappa della mostra gratuita è la Scuola Grande di San Rocco dove questa è stata allestita al piano terra e aperta al pubblico da lunedì 6.
La mostra, curata dal prof. Roberto Filippetti, consiste nella riproduzione in alta definizione della cappella degli Scrovegni in scala 1:4, un’installazione portata in giro per il mondo già 140 volte e che ha interessato più di 900.000 persone, ma mai fino ad oggi aveva raggiunto una tale definitezza, grazie anche all’aggiunta della rappresentazione degli affreschi della volta che non erano mai stati riprodotti.
«Il progetto consente di ammirare con maggiore leggibilità gli affreschi giotteschi nei minimi particolari ed è volto a preparare gli studenti ad apprezzare l’opera originale, permettendo di approfondire il nostro patrimonio artistico-culturale e le conoscenze su Giotto» spiega il prof. Boscolo.
All’opera 120 studenti di licei e istituti tecnici. Centoventi sono gli studenti degli istituti Bruno-Franchetti, Marco Polo, Foscarini, Fermi e Gritti che si alterneranno per accogliere ogni giorno scolaresche e turisti per fare loro da guida, spiegare le tematiche e quanto è rappresentato negli affreschi.
Gli studenti, oltre a fare da guida, durante la durata della mostra si impegneranno a turno anche nello svolgere l’accoglienza all’entrata della Scuola Grande, invitando i presenti ad unirsi alla visita guidata; nel prestare servizio al bookshop della mostra o ancora nel controllare che le persone che vogliono continuare la visita al piano superiore siano munite di biglietto.
Un’altra parte di studenti durante il giorno sarà invece impegnata nel gestire, presso la Domus Civica, la parte social relativa all’evento, provvedendo ad aggiornare le pagine Facebook e Instagram con foto, aneddoti e interviste.
Quattro sono gli incontri di formazione preparatoria a cui gli studenti hanno partecipato prima dell’apertura della mostra. Il primo incontro, tenuto dal prof. Filippetti, ha aiutato gli studenti ad entrare nel vivo del ciclo pittorico grazie a materiali audiovisivi che si soffermavano sulle particolarità degli affreschi.
Un evento con radici nella fede: come raccontarlo? Un secondo appuntamento è stato incentrato sulla scoperta della Scuola Grande dove la prof. Ester Brunet ha spiegato perché si è deciso di installare la mostra proprio all’interno della sede della confraternita caritativa, mettendo in luce il valore catechetico e didascalico delle immagini e le corrispondenze tra i due cicli pittorici, quello giottesco e tintorettiano, che hanno come patrimonio comune la storia del Vangelo.
Diverso è stato l’intervento di don Gianmatteo Caputo che ha spiegato ai ragazzi cosa significa promuovere un evento culturale che abbia radici legate alla Chiesa e alla fede cristiana. L’ultima fase preparatoria ha visto gli studenti impegnati in una prova generale di visita, a mostra già allestita, guidati dal prof. Filippetti. «Oggi, in un contesto giovanile molto confuso, creare occasioni di incontro serio, rigoroso e lavorativo dove gli studenti sono chiamati a misurarsi con le loro capacità è occasione per farli riflettere e aiutarli a capire che direzione deve prendere la loro vita» dice don Francesco Marchesi, spiegando di aver aderito subito al progetto.
«In questo modo possiamo avvicinare gli studenti a realtà del nostro patrimonio culturale che ci sono care ma al tempo stesso avere la possibilità di formare i ragazzi, permettendo loro di creare occasioni di incontro e amicizia. Importante è che i ragazzi, oltre a conoscere le nozioni – prosegue don Francesco – capiscano il contenuto di questi messaggi. In certi casi l’alternanza scuola-lavoro è diventata anche occasione inaspettata di evangelizzazione» ha sottolineato infine, portando l’esempio di una ragazza che non aveva mai partecipato ad un’ora di religione a scuola ma che si è subito appassionata a spiegare il Vangelo dipinto da Giotto.
Fino al 3 dicembre. La mostra didattica resterà aperta tutti i giorni fino al 3 dicembre dalle 9.30 alle 17.30. Per info e prenotazioni visitare il sito creato dagli studenti del Franchetti www.giottofascuola.it. Il progetto reginale sarà inoltre presentato alla cittadinanza il 16 novembre alle 17.30 presso la Scuola Grande.
Francesca Catalano