Sarà aperta dal 12 aprile al 15 settembre, alla Collezione Guggenheim di Venezia, la mostra “Maria Helena Vieira da Silva. Anatomia di uno spazio” a cura di Flavia Frigeri, storica dell’arte e curatrice presso la National Portrait Gallery di Londra.

«Questa personale rappresenta un’occasione unica per esplorare l’evoluzione del linguaggio visivo di Vieira da Silva, tra le voci più originali della scena artistica del XX secolo, e il suo approccio alla rappresentazione dello spazio», ha affermato Karole P. B. Vail, direttrice della Collezione Guggeheim, presentando la rassegna.
«Non è un caso – prosegue Vail – che questa esposizione sia organizzata alla Collezione Peggy Guggenheim. C’è infatti un legame profondo tra Vieira da Silva e Peggy Guggenheim. Nel 1943, Vieira da Silva venne inclusa nella storica mostra “Exhibition by 31 Women” organizzata da Guggenheim nella sua galleria newyorkese Art of This Century. E non solo, Hilla Rebay, prima direttrice del Solomon R. Guggenheim Museum, le acquistò nel 1937 Composizione (1936), che fa parte ancora oggi della collezione del museo americano ed è esposta in occasione della mostra qui a Venezia».
Attraverso una selezione di circa settanta opere chiave, provenienti da realtà museali internazionali, tra cui Centre Georges Pompidou, Parigi, Guggenheim New York, Museum of Modern Art, New York, Tate Modern, Londra, nonché importanti gallerie e istituzioni culturali, la mostra offre uno sguardo approfondito e del tutto inedito sull’evoluzione del linguaggio visivo di Maria Helena Vieira da Silva (Lisbona, 1908 – Parigi, 1992).
Mettendo in luce il forte rapporto tra astrazione e figurazione, l’esposizione ripercorre i momenti più significativi della carriera di Vieira da Silva, dagli anni Trenta alla fine degli anni Ottanta, e pone l’accento sul suo interesse per gli spazi architettonici, in cui il confine tra paesaggi urbani reali e immaginari si dissolve, andando ben al di là dei riferimenti formali alla cultura visiva portoghese e ai movimenti d’avanguardia come il Cubismo e il Futurismo.
Ciò che di nuovo emerge dall’esposizione è il riconsiderare il suo lavoro come indipendente dal movimento Informale, a cui in passato è stato spesso accostato, e riconoscere invece come fondamentali sia la sua esperienza a Parigi, dove si trasferisce fin da giovane per motivi di studio, sia il periodo dell’esilio a Rio de Janeiro, dove si rifugia con il marito Arpad Szenes, anch’egli artista, durante la Seconda guerra mondiale e dove crea una fitta rete di contatti.
Nata a Lisbona e formatasi tra Parigi e Lisbona, Vieira da Silva trasforma l’idea di spazio in una delle tematiche centrali della sua opera, coniugando tradizione e modernità. Le sue composizioni, caratterizzate da strutture labirintiche, ritmi cromatici e prospettive frammentate, catturano l’essenza di un mondo in perenne trasformazione. Opere come La camera piastrellata o Figura di balletto riflettono il suo interesse per l’architettura e il movimento, dove la distinzione tra figura e sfondo si dissolve, lasciando emergere una visione profondamente personale dello spazio.
La mostra è accompagnata da un ricco catalogo illustrato, edito da Marsilio Arte, con testi della curatrice Flavia Frigeri, dell’artista Giulia Andreani, di Lauren Elkin, scrittrice e saggista, e di Jennifer Sliwka, storica dell’arte.
Completa la mostra un articolato programma di attività collaterali gratuite, volte ad approfondire e interpretare la pratica e il linguaggio visivo dell’artista, realizzate grazie alla Fondazione Araldi Guinetti, Vaduz. Dopo Venezia, l’esposizione si sposterà al Museo Guggenheim di Bilbao, dal 17 ottobre 2025 al 22 febbraio 2026.