Un guaio abitare a pianterreno o all’ultimo piano in un condominio di Mestre (e di tutt’Italia). Specie da quando è operativo il decreto legge 102/14: quello – per capirci – che impone i contatori dei consumi per ogni singolo termosifone.
Lo rileva Leandro De Rossi, ingegnere e residente egli stesso in un condominio. La tariffazione delle spese di riscaldamento per ciascun condòmino, così come i principi ispiratori della norma – rileva De Rossi – sono apprezzabili. L’applicazione pratica molto meno.
L’ing. De Rossi fa un esempio: «In un condominio, per esempio a Marghera in via T. Casati, ci sono 12 appartamenti distribuiti su 6 piani. La ripartizione dei costi annuali ad oggi (con la vecchia normativa) varia da un minimo di 1300 euro ad un massimo di 1600 euro, mediamente riferiti a ciascuno dei 12 condòmini. Con l’applicazione della nuova normativa, a partire dal prossimo anno la ripartizione dei costi annuali varierà da un minimo di 900 euro per ciascun condòmino di piano intermedio ad un massimo di 2100 euro per ciascun condòmino di piano terra o di ultimo piano».
Un bel risparmio, attorno al 30%, per chi abita dal primo al quinto piano; un notevole aumento della spesa, attorno al 40%, per chi abita ai piani estremi. Una sperequazione, in fin dei conti.
«Tutto ciò avviene – prosegue Leandro De Rossi – senza che l’edificio condominiale in questione sia stato coibentato (cappotto esterno-coibentazione del tetto e del piano terra) ma solamente a fronte dell’installazione sui radiatori di valvole di termoregolazione da parte di ogni singolo inquilino e della sostituzione del generatore di calore condominiale (con relativa spesa equamente ripartita e sostenuta da tutti i singoli condòmini)».
«Mi sento di prevedere l’innesco – conclude l’ingegnere di Marghera – di una serie innumerevole di ricorsi e contenziosi, anche legali, che chiederanno giustizia per la enorme iniquità e discriminazione generate dall’applicazione del decreto legge 102/14, e che andranno ad interessare avvocati e ad intasare i tribunali civili già oberati e soffocati da altri contenziosi e da altre cause». (G.M.)