Per le Figlie di San Giuseppe, quella di venerdì 7 marzo sarà una giornata di festa. In occasione del Giubileo della “Famiglia del Caburlotto”, il Patriarca Francesco presiederà la Messa nella Basilica di San Marco, alle 10.30, a dieci anni dalla beatificazione del veneziano don Luigi Caburlotto (1817-1897) e nel 175. anniversario dalla fondazione della Congregazione.
«Il ritrovo sarà a San Zulian alle 10 – riferisce la superiora generale, suor Francesca Lorenzet – da dove partirà un pellegrinaggio fino alla Basilica. Saranno presenti gruppi provenienti dalle varie località in cui le nostre comunità si trovano: ci sarà una rappresentanza degli alunni, dei genitori, degli educatori e di coloro che lavorano nelle nostre opere sociali». Dopo la celebrazione eucaristica, pranzo al sacco e, nel primo pomeriggio, una serie di proposte. Nella Casa Caburlotto, in fondamenta Rizzi, alle 14.30 sarà possibile visitare la mostra appositamente allestita con una serie di elaborati degli alunni, che rispecchieranno la sensibilità di ognuno.
«Rimarrà lì qualche giorno. A gennaio scorso abbiamo raccolto i vari lavori, specie disegni e poesie», illustra suor Francesca, spiegando che alle 15 (il gruppo è già al completo da giorni) e alle 16 verranno organizzate anche visite guidate nella chiesa di San Sebastiano, dov’è presente l’urna del beato Caburlotto. Poi, nella chiesa di San Giacomo dall’Orio, l’allestimento di una piccola esposizione dedicata proprio al religioso, che lì è stato parroco, attraverso la quale approfondire la storia della parrocchia dell’epoca.
«I bambini animeranno la Messa con le loro voci, accompagnati da un coro di adulti di Spinea». Nella città lagunare, le Figlie di San Giuseppe gestiscono una scuola dell’infanzia e una primaria, paritarie, grazie al lavoro prezioso di un gruppo di laici, impegnato a portare avanti le attività.
«Tra Venezia e Mestre – osserva suor Francesca – contiamo circa 400 piccoli iscritti e una trentina di religiose. Le urgenze educative di oggi? Le situazioni attuali necessitano di molta pazienza e grande cuore. Abbiamo sempre cercato di creare un clima familiare non solo per i ragazzi, ma anche per i loro genitori, in modo da rappresentare un sostegno e un incoraggiamento nell’educazione dei loro figli. È un periodo impegnativo, in quanto le famiglie vivono spesso una situazione di sofferenza, anche dal punto di vista affettivo e relazionale. Il fatto che i genitori collaborino con noi è importante: condividono il progetto che stiamo portando avanti per affrontare le sfide legate a questo momento storico».
Il pensiero di don Caburlotto era perfettamente in linea con quello di Papa Francesco. A sottolinearlo è la superiora generale, osservando come molti discorsi e riflessioni del pontefice rimandino proprio al beato.
«Don Luigi ha saputo essere un precursore in un tempo in cui si è ritrovato a pagare di persona le proprie scelte. Il suo metodo era “preventivo”: parlava di dolce fermezza in un momento in cui la rigidità era forte. Sosteneva che i ragazzi vanno educati, ma innanzitutto amati, perché solo così si lasciano guidare. Niente castighi, dunque, poiché umiliano la persona. L’educatore, diceva, deve vedere tutto ma intervenire nel momento opportuno. Parlava della pazienza, la più invincibile, convinto di come l’educatore possa anche perdere la pazienza, ma deve ritrovarla subito. Tutte le linee pedagogiche di oggi, le riscontriamo proprio nel Caburlotto».
Una figura ancora fortemente attuale, per il quale al centro c’erano l’attenzione all’educazione dei ragazzi, ai poveri e nei confronti delle famiglie. «Si è sempre battuto per la dignità della persona, affinché ognuno fosse rispettato in quanto tale. La sua pastorale era aperta agli ultimi, alle periferie della città, allora molto povere. E in tutto questo, per don Luigi la collaborazione con i laici è sempre stata un punto centrale». Un uomo che cercava il dialogo e disponibile per chiunque avesse avuto bisogno.
Marta Gasparon