«I vincoli per chi vuole investire sono molteplici, e strutture come la Torre Massimiliana, punto di riferimento per la promozione delle nostre attività, come ad esempio la Festa del Carciofo amata dai veneziani, sono lasciate in abbandono, senza elettricità e con esigenze di manutenzione urgenti».
È la denuncia di Carlo Finotello presidente del Consorzio del Carciofo Violetto di Sant’Erasmo, raccolta da Coldiretti Venezia.
In effetti la Torre Massimiliano è solo segno e simbolo di una situazione – quella dell’isola di Sant’Erasmo – che continua a vivere una stagione difficile, anche dal punto di vista produttivo.
Negli ultimi anni, il clima ha mostrato un volto sempre più minaccioso, alternando forti piogge a periodi di siccità intensa. Inoltre i prodotti coltivati a pieno campo sono vulnerabili per le incursioni sempre più frequenti di animali selvatici, come le lepri e i colombacci, che danneggiano gravemente le produzioni. E i risarcimenti non ci sono.
Ecco che gli agricoltori di Sant’Erasmo, ora ridotti a poco più di una ventina, cercano di difendere in tutti i modi le loro attività, già messe a dura prova dalle difficoltà ordinarie che comporta vivere in un’isola, come per l’approvvigionamento di materie di prima necessità o per la manutenzione dei beni. Gli agricoltori, per esempio, si occupano anche della gestione delle chiaviche, manufatti fondamentali per il deflusso e la raccolta delle acque nei canali, il cui funzionamento è determinante per le produzioni.
Tuttavia, la loro manutenzione è diventata una questione critica. Mentre i manufatti esterni rivolti verso la laguna sono in buone condizioni, quelli interni sono spesso danneggiati e non funzionanti. Un compito che, storicamente, è stato assunto dagli agricoltori quali sentinelle del territorio, ma che oggi risulta insostenibile.
Per questo, per bocca di Finotello gli agricoltori di Sant’Erasmo fanno un appello alle istituzioni: «Chiediamo un supporto concreto per garantire la sopravvivenza delle poche imprese rimaste. Senza un presidio ordinario, la salvaguardia del nostro territorio e dei beni esistenti diventa sempre più difficile».