Era il 2015 quando, di fronte all’aumento dei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) nel territorio veneziano, nasceva Casa di Amadou. Un progetto, poi divenuto associazione, che si poneva l’obiettivo di offrire un punto di riferimento e di supporto a persone che, pur inserite nei centri di accoglienza, vivevano una condizione di isolamento.
«All’inizio – racconta il parroco della Resurrezione di Marghera, don Nandino Capovilla – abbiamo aperto la canonica, con l’idea di far sentire a casa chi una casa non sentiva di averla». Un luogo dove trovare relazioni, momenti di serenità e la possibilità di cucinare i piatti della propria tradizione, guardare una partita o ascoltare musica.
Nel 2017, l’iniziativa è poi evoluta in un progetto strutturato, con l’apertura di uno sportello a Mestre e l’attivazione di operatrici professionali, dalla psicologa all’operatrice socio-legale. «Ci rivolgiamo a migranti che hanno difficoltà a trovare casa, supporto legale, imparare l’italiano…», spiega uno dei promotori di Casa di Amadou, Enrico Battistella.
Oggi, Casa di Amadou gestisce anche otto appartamenti e, solo negli ultimi quattro anni, ha accolto 160 persone, accompagnandole in un percorso di integrazione della durata di due o tre anni, il tempo necessario per acquisire competenze linguistiche e trovare un lavoro stabile.
«Abbiamo offerto anche un supporto all’occupazione – prosegue Battistella – con corsi professionali per florovivaisti e addetti alla disinfestazione, cui hanno preso parte 31 persone».
Un aspetto fondamentale è il supporto legale e burocratico, spesso indispensabile per i migranti che si trovano ad affrontare le complessità del sistema italiano. «Come farebbero molti ragazzi stranieri ad aprire un conto corrente, se non fossero supportati nella parte burocratica?», sottolinea Battistella.
Ma Casa di Amadou, i cui volontari insieme ai migranti hanno incontrato domenica 2 il Patriarca Francesco, è molto più di un progetto di accoglienza e integrazione. È un luogo dove si costruiscono relazioni, nascono amicizie e, a volte, anche amori e che talora sfociano in matrimoni misti. Un luogo dove, dieci anni dopo, si continua a celebrare la bellezza dell’incontro e della condivisione, attraverso attività culturali e momenti di convivialità. (G.M.)