Salvare le barene e lasciarle respirare. Sono questi gli obiettivi dell’associazione Barena, fondata a Zurigo in Svizzera e presieduta da Allison Zurfluh, veneziana di adozione che sta curando i progetti “Sos barena” e “Respira Barena”, coinvolgendo i pescatori di Burano nell’opera di salvaguardia della Laguna Nord. GV ha intervistato la presidente.
Come è arrivata a Burano?
Sono nata a Hollywood da una famiglia svizzera. Ho studiato letteratura inglese a Santa Barbara, in California, ma poco dopo ha deciso di intraprendere un’altra strada e mi sono trasferita in Svizzera per imparare il francese. Ho lavorato prima come interprete e traduttrice, poi come giornalista; è stato proprio il mestiere di giornalista a condurmi qui in Laguna. A Venezia ho lavorato anche come PR prima dell’isola di Santa Cristina, poi per Venissa, Aman Resort e altri. Dal 2020 in poi mi sono concentrata maggiormente sul lavoro di artista.
Come è nata l’idea di questo progetto?
L’idea è nata osservando le criticità della Laguna, in particolare l’intenso traffico, il moto ondoso, l’erosione delle barene e l’arte della pesca delle moeche.
In che cosa consiste?
Attualmente, i principali obiettivi dell’associazione sono l’installazione di fascine per contrastare l’erosione delle barene (progetto Sos Barena) e la pulizia delle stesse (progetto Respira Barena). Le fascine sono più sostenibili e meno invasive rispetto alle burghe, delle intelaiature riempite di sassi collocate a protezione delle barene lungo i canali più grandi e trafficati. In realtà, sono state scelte le fascine perché la nostra associazione opera nella Laguna Nord, che, almeno in teoria, è una zona protetta e dunque meno esposta al moto ondoso. Il secondo obiettivo, invece, consiste nella rimozione dei rifiuti dannosi per l’ecosistema delle barene.
Si tratta di un progetto su base volontaria?
Sì, ma nell’ambito del progetto Sos Barena vengono pagati dei pescatori che si occupano dell’installazione delle fascine, poiché si tratta di un’operazione abbastanza delicata che necessita la conoscenza del territorio. Inoltre, l’idea è quella di dare sostegno ai pescatori stessi, visto l’evidente declino della pesca.
Quante persone sono state coinvolte in questo progetto e come?
Innanzitutto, l’associazione è stata fondata da me, Pietro Rusconi e Silvia Bracher. Del comitato consultivo fanno parte Domenico Rossi, esperto pescatore molecante, il professore Alberto Barausse dell’Università di Padova come esperto scientifico, e Massimiliano Bovo della Trattoria Gatto Nero di Burano; c’è poi Emily Juchau, con sede a Chicago, che si occupa delle newsletter. Disponiamo anche dell’avvocato Giuseppe Primicero, che ci aiuta con i permessi, di un contabile, e della traduttrice Birgit Salzmann. Per quanto riguarda i pescatori, vengono “ingaggiati” da un altro nostro collaboratore, che ne coordina il lavoro, organizza corsi di sicurezza e provvede a reperire i materiali impiegati per la realizzazione delle fascine. Infine, vorrei ringraziare i nostri sponsor: la proprietaria del ristorante Local di Venezia, Benedetta Fullin, che ad ogni pasto devolve un euro alla nostra associazione; Salvatore Sodano, Donato Ascani e Masahiro Homma, degli chef stellati che, assieme ai propri staff, hanno offerto il loro tempo e la loro cucina nell’ambito di una cena di beneficenza tenutasi durante il festival Homo Faber; la TreadRight Foundation, Garage Raw, Isola Santa Cristina e il fotografo Alessandro Tagliapietra.
Con il progetto Respira Barena, uscite in barca per ripulire le barene, in collaborazione con Veritas. Cosa avete trovato nelle ultime vostre uscite?
Sono stati trovati soprattutto plastica, reti, legno e anche generatori ed elettrodomestici usati dai pescatori nei casoni da loro costruiti. Tuttavia, abbiamo deciso di rimuovere soltanto i rifiuti non biodegradabili, in modo tale da non interferire troppo sull’ecosistema, preservando le strutture preesistenti.
Quando saranno le prossime uscite?
Attualmente siamo in attesa dei permessi per febbraio.
Matteo Bon