Nasce l’economo parrocchiale. È la conseguenza forse più evidente del nuovo Decreto generale sui Consigli Affari economici delle parrocchie, che introduce alcune novità rispetto al loro funzionamento.
Il decreto del Patriarca, che la lettera di mons. Moraglia (qui il link al testo integrale: https://www.patriarcatovenezia.it/la-nuova-figura-delleconomo-parrocchiale/) accompagna per una più completa e pastoralmente ricca fruizione, è il frutto di un lungo e articolato lavoro di elaborazione. «Un lavoro – spiega il Vicario episcopale per gli affari generali, mons. Fabrizio Favaro – che nasce dal bisogno di soddisfare tre esigenze. La prima è quella di alleggerire e semplificare l’impegno amministrativo per la gestione delle parrocchie, finora in carico pesantemente ai parroci. La seconda esigenza, altrettanto importante, è offrire le condizioni affinché i fedeli laici possano realmente, e non solo come auspicio, essere corresponsabili della gestione amministrativa dei beni ecclesiastici, cioè dei beni della comunità cristiana. La terza esigenza riguarda il provare a rispondere al fatto che ci sono ormai più parrocchie guidate da un unico parroco. Il nuovo decreto prevede che quando ci siano più parrocchie guidate da un unico parroco ci sia anche un solo consiglio per gli affari economici. Oppure, dove più parrocchie siano in collaborazione – ma potrebbe essere anche in un vicariato – si cercherà di favorire la collaborazione, il coordinamento e la comunione fra queste realtà».
Il decreto, che entrerà in vigore la prima domenica di Quaresima, avrà durata triennale, ma dopo il secondo anno si opererà una verifica del suo funzionamento e apportare eventuali correttivi.
La novità più vistosa? «Accogliendo alcuni spunti ricevuti dalle parrocchie – spiega mons. Favaro – si è deciso di provare a individuare, almeno in via sperimentale, la figura dell’economo parrocchiale, cioè un laico al quale stabilmente venga affidato il compito di coadiuvare il parroco. Si tratterà di occuparsi in concreto della gestione dei beni parrocchiali, all’occorrenza ricevendo delle procure o delle deleghe per rappresentare il parroco quando le situazioni lo esigano».
La realtà della diocesi di Venezia dice però che ci sono parrocchie e parrocchie, ovvero che esistono realtà ben diverse dal punto di vista amministrativo. Specie in centro storico ce ne sono numerose con una tale ricchezza di beni monumentali e artistici che gestirli è molto impegnativo. Ma anche in terraferma a volte non si scherza.
Qualcuno potrebbe perciò domandarsi come si riuscirà a trovare persone disponibili a fare gli economi, cioè ad accollarsi un’opera che richiede tempo, competenze e cura in quantità rilevante… «Evidentemente – risponde il Vicario per gli affari generali – il decreto è una norma generale per la diocesi, che poi richiede di essere adattata nelle diverse realtà. L’economo parrocchiale potrà essere un volontario ma potrebbe anche essere un dipendente. Laddove vi sia l’esigenza perché il numero, la complessità o la delicatezza degli immobili e dei servizi da gestire richiede una prestazione rilevante anche quantitativamente e dal punto di vista delle competenze, si potrà pensare ad una assunzione. Oppure anche ad un economo assunto e condiviso fra più parrocchie. Per esempio, una collaborazione di due o tre parrocchie potrà individuare un economo che sia di tutte e che si prenda cura degli immobili, delle utenze, della scuola… di tutte le comunità parrocchiali. La possibilità di istituire e nominare un economo viene perciò lasciata al discernimento del parroco e del consiglio affari economici parrocchiale».
Giorgio Malavasi