Oltre cento iscritti, dai 5 anni agli over 60. Arrampicata sportiva in crescita e sempre più inclusiva. Con una sola ombra, quella dell’impianto che costringe gli atleti a lunghe trasferte per potersi allenare a livello agonistico. Venezia Verticale ha chiuso il 2024 con grandi soddisfazioni, nonostante la struttura di Sant’Alvise risulti sempre più stretta per le sue attività, ormai venticinquennali.
«E’ stato un anno di crescita e di innovazione», sottolinea il presidente Paolo Gervasuti stilando un bilancio degli ultimi mesi. «Abbiamo lavorato su più fronti, per ampliare la nostra presenza a livello sociale, coinvolgendo la città attraverso le attività scolastiche». Il rapporto con le scuole è da tempo consolidato e vede Venezia Verticale svolgere attività con medie e superiori per gli studenti. «Lo facciamo da 19 anni ormai e siamo diventati un riferimento per i professori di educazione fisica del centro storico», sottolinea il presidente. Più di recente, poi, c’è il coinvolgimento degli studenti nel percorso Ptco (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) previsto dalla scuola: in questo caso i ragazzi affiancano gli istruttori di Venezia Verticale, diventando loro stessi protagonisti del processo di crescita dell’arrampicata sportiva a Venezia: «Questo per far crescere i giovani nella arrampicata attraverso l’arrampicata stessa».
Nel dna di Venezia Verticale c’è l’inclusività. E poi, si diceva, la crescente vocazione inclusiva della società sportiva. «Siamo stati i primi – ricorda Gervasuti – a Venezia a inserire nei nostri corsi, già 18 anni fa, dei ragazzi con disabilità, sia motoria che intellettiva. La prima bambina venuta da noi aveva un’emiparesi ed era arrivata qui attraverso la scuola media Sansovino e il prof. Stefano Vedrani, che devo dire ha innovato l’educazione fisica in città. Ma poi abbiamo avuto e abbiamo tuttora dei ragazzi autistici che arrampicano gomito a gomito con i loro coetanei, svolgendo l’attività dell’arrampicata sportiva nella forma non agonistica».
Sul piano sportivo, lo staff è stato rinnovato di recente e sono complessivamente otto le tipologie di corso proposte ai propri atleti, a seconda dell’età e delle capacità. Si parte con il corso per i bambini dai 5 agli 8 anni (cuccioli), poi dai 9 ai 12 (ragnetti) e dai 14 ai 17 (geki). Gli adulti possono scegliere tra corso base, primo livello avanzato, secondo livello avanzato. Mentre per l’agonismo ci sono due distinte tipologie di corsi: quello di preagonismo che va dagli 8 ai 12 anni e quello di agonismo che va dagli 8 agli under 21 e poi agli adulti.
Palestra inadeguata, lunghe trasferte. Tutto questo si scontra però con l’inadeguatezza della palestra di arrampicata che si trova a Sant’Alvise. «E’ una struttura che può ospitare i corsi per i bambini, ma non è idonea per l’agonismo. Questo costringe i ragazzi e le loro famiglie a lunghe trasferte per potersi allenare. Anche i bambini più piccoli, che partecipano alle gare agonistiche under 9 si trovano costretti ad andare altrove. E non vicino. Non ci sono strutture nel nostro Comune, per cui si deve girare il Veneto (da Verona a San Tomaso Agordino) e persino uscire dalla regione. Il problema – spiega Gervasuti – è che nella nostra struttura non possiamo simulare delle vie di gara e allora gli atleti che fanno agonismo vanno ad allenarsi in impianti più attrezzati. Da anni chiediamo al Comune di intervenire su questa struttura, che ha 25 anni: le possibilità ci sarebbero. Basta volerlo».
Risultati agonistici. Anche perché pur senza un impianto adeguato i risultati, sul piano agonistico arrivano. «Posso citare Lucia Capovilla, che gareggia nella categoria degli amputati e ha iniziato con noi, arrivando a vincere tutto, dai campionati italiani, europei, fino al campionato del mondo. Anche Alessandro Boulos, che oggi è nella Nazionale A, ha iniziato con noi. Attualmente abbiamo otto atleti che gareggiano per le rispettive nazionali giovanili. Se tutto questo è possibile, lo dobbiamo all’unico sponsor che ci sostiene, che è Alilaguna: e che per questo ringraziamo, auspicando che altre realtà economiche possano seguirne l’esempio e supportare la nostra attività» .
Il futuro? «Intanto – risponde Gervasuti – a breve iniziano le prime gare della nuova stagione. Faremo del nostro meglio per rappresentare la città di Venezia. Poi vorremmo realizzare il primo Summer EduCamp Verticale, per rispondere alle continue richieste che ci vengono inviate da alcune famiglie che hanno particolarmente a cuore Venezia Verticale poiché ha fatto crescere i loro figli/e in un clima sportivo ed educativo di alto livello. Ma senza una struttura adatta non è possibile».
Serena Spinazzi Lucchesi