«Ce la faremo. L’importante è rendersi conto che è stata approvata una legge che trasforma i rapporti precedenti. Non bisogna opporsi a questa novità, ma cercare di orientarla. Tanto più che abbiamo quasi diciotto mesi davanti per discutere con il Governo i dettagli».
Esarmo Righini, presidente nazionale di Ancescao, carica così i presenti al convegno sulla riforma del Terzo settore, tenutosi sabato 7 ottobre a villa Widmann di Mira.
Perché con la riforma approvata dal Parlamento nel maggio del 2016 e che ha visto entrare in vigore, il 2 agosto scorso, il Codice del Terzo settore, le cose cambieranno di molto.
Ed è vero che si attende l’uscita di una serie di decreti ministeriali, che preciseranno molti dettagli e regole. È probabile che tutto ciò accadrà entro la fine del 2018, ma adesso è il momento di capire la legge, pensarla declinata secondo le esigenze reali e contrattare con i tecnici del ministeri interessati la definizione delle regole.
È di ciò che si è parlato sabato nel corso dell’iniziativa promossa dal coordinamento provinciale di Ancescao (Associazione Nazionale Centri Sociali, Comitati Anziani e Orti), che proprio a Mira ha un forte radicamento, gestendo i locali centri per anziani.
Con la riforma – precisa Gino Mazzoli, sociologo e psicologo, esperto di temi legati al welfare – il volontariato conterà di più e avrà maggior peso nelle scelte che contano e ai tavoli in cui si discute di progetti importanti. In cambio, però, dovrà strutturarsi e sottostare a regole più rigide e stringenti.
L’obiettivo di fondo della riforma – spiega Mazzoli – è ordinare la situazione precedente, spesso caotica: «La riforma dà alle organizzazioni nazionali un ruolo più importante di quello che hanno avuto fino ad adesso; premia, in particolare, quelle che riescono a fare rete e a collegare a sé molte altre realtà».
Significa che la giungla del volontariato, tanto virtuosa quanto confusa, dovrà trovare un ordine, grazie al coordinamento delle realtà maggiori. Le quali saranno responsabilizzate: «Alle organizzazioni nazionali viene affidato perfino un ruolo ispettivo sulle singole associazioni locali e sui circoli. Il nazionale potrà chiudere un circolo locale, se non ha fatto bene il proprio bilancio. Dopodiché il ministero potrebbe arrivare a sanzionare o chiudere l’organizzazione nazionale, se non ha fatto bene la sua attività di controllo».
Il convegno, organizzato con il coordinamento di Massimo Minotto, che presiede il coordinamento provinciale di Venezia, e che ha visto il saluto di Serenella Mazzetti, che guida il coordinamento regionale dell’associazione, serviva anche per capire cosa si potrà utilmente “importare” anche a livello locale, data la nuova normativa: «Il sistema funzionerà meglio – avverte Mazzoli – anche se i già virtuosi verrano gravati da obblighi. Saranno però riconosciuti da un sistema che ne affermerà il ruolo importante nella società. E se si diventa interlocutore di chi governa, si diventa anche destinatari di progetti e finanziamenti. Il Cambiamento significativo, che si vedrà, sarà quello da una pletora di organizzazioni a pochi interlocutori privilegiati delle istituzioni. Interlocutori capaci però, dopo aver affiliato molte piccole realtà, di iniziative efficaci».
Giorgio Malavasi