Anche se non si possono raggiungere tutti, l’impegno resta comunque un segno di vicinanza alle persone fragili, per condizione economica e/o psicologica. La parrocchia di Sant’Ilario, a Malcontenta, fa così pervenire i suoi auguri di Natale, formulati dal parroco, don Alessandro Rosin, con una distribuzione capillare, assieme a un pacchetto di caramelle, presso le varie famiglie del territorio. Se ne occupa un gruppo di giovani, guidati da alcuni Babbo Natale, con particolare attenzione alle persone più sole. Questo avviene nel pomeriggio della vigilia di Natale.
Sono i tempi forti a suggerire iniziative straordinarie. Un’altra, per esempio, è il pasto caldo (primo e secondo), a Natale e Pasqua, portato a domicilio di una decina di famiglie: «Quelle più povere che conosciamo», precisa don Rosin. Nella riservatezza consigliata dal caso: per questo, aggiunge il sacerdote, «il servizio è curato da un unico parrocchiano. Ci riforniamo da un ristorante: un anno da uno, un anno da un altro. Di volta in volta vediamo se qualcuno ci regala il pranzo o ci fa un prezzo di favore».
C’è anche un’attività assistenziale più continuativa: «Ogni seconda domenica del mese raccogliamo soldi per adozioni a distanza. Si tratta di progetti in favore di neo-mamme o donne in gravidanza, in paesi poverissimi». La parrocchia si affida ad associazioni conosciute, cambiando ogni uno-due anni l’ente beneficiario. «Ci informiamo sul progetto. Quest’anno, per esempio, verrà da noi il responsabile di un intervento del Cuamm in Sud Africa per raccontare l’esperienza che stanno facendo lì. Tre anni fa abbiamo sostenuto, invece, un progetto in Burundi. Cerchiamo sempre delle realtà concrete rispetto alle quali possiamo verificare la serietà del lavoro».
C’è infine un’attività ancora più ordinaria, tipicamente pastorale: quella del servizio ai malati e agli anziani. «Abbiamo cinque ministri della comunione; ma dopo il covid, preferisco portare direttamente io la comunione – spiega ancora don Rosin –, perché vedo che le persone si aprono di più con il sacerdote e, d’altra parte, posso offrire loro la possibilità di confessarsi. Cerco di farlo con cadenza mensile; spesso, però, gli impegni mi costringono a diradare le visite con intervalli più lunghi».
Tutto questo è possibile grazie alle offerte raccolte in chiesa, ma anche grazie alle offerte a sostegno dei sacerdoti, promosse a livello nazionale dalla campagna Uniti nel Dono (www.unitineldono.it). Promuovere e raccogliere le offerte dei donatori a sostegno di tutti i sacerdoti delle diocesi italiane, inclusi gli anziani e malati e quelli in missione all’estero, è molto importante. Perché, dal 1990 il loro sostentamento non è più a carico dello Stato, ma è affidato alle persone. Sostenere i sacerdoti significa supportare tutte le loro comunità. (G.C.)