Sono 300 le ragazze coinvolte. Di cui 115 solo nel veneziano. Tutte tra i 13 e i 24 anni. Ciascuna con la sua storia personale e familiare. Alcune di loro sono giovani mamme
Alcune sono solo molto giovani e in difficoltà. Queste sono le ragazze che fanno parte di Futura, un progetto promosso da Save the Children, Forum Diseguaglianze e Diversità e Yolk, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, volto a contrastare la povertà educativa e promuovere l’uguaglianza di genere in tre grandi città metropolitane: Venezia, Roma e Napoli.
E lo fa collaborando con le comunità del territorio e gli enti locali che già si occupano di aiutare le giovani donne in una fase delicata e a volte critica della loro crescita. È l’ente locale stesso, che può essere la scuola, o l’insegnante o il centro anti violenza, a individuare e proporre le ragazze che entreranno poi a far parte del progetto, seguendo un percorso personalizzato che tiene conto delle esigenze specifiche e soggettive di ciascuna.
«Futura subentra laddove l’ente o la singola persona non riesce ad arrivare, sempre in un rapporto di sinergica collaborazione», spiega Julia Di Campo, coordinatrice nazionale del progetto di Futura, che lavora da anni nel territorio di Venezia
«Lavoriamo a stretto contatto con la comunità locale, che è fondamentale perché è la prima a farsi carico delle ragazze. Formiamo una piccola équipe, di cui fa parte anche la persona o l’ente che ci ha segnalato la ragazza, e lavoriamo insieme per seguire i progressi del percorso, che è strettamente individuale, a seconda dei bisogni soggettivi e degli ostacoli che andremo ad affrontare».
Ogni situazione è a sé stante e presenta caratteristiche diverse dalle altre, come diverso è il lavoro che si dovrà svolgere: c’è chi ha bisogno anche di un supporto materiale attraverso l’acquisto di beni quali libri per la scuola, device, abbonamenti ai mezzi, chi invece di un supporto psicologico, chi ha bisogno di tempo, di un aiuto per tenere il bambino e riuscire nel frattempo a terminare o riprendere gli studi che la gravidanza ha costretto ad interrompere.
Nonostante l’individualità del percorso, molte delle ragazze hanno avuto modo di conoscersi, partecipare alle attività di gruppo e seguire i corsi di istruzione forniti dal progetto, proprio per creare un senso di comunità e appartenenza. «L’obiettivo non è solo quello di contrastare la povertà educativa, ma anche di ridurre il gender gap che, in particolare in alcune materie di studio, come quelle scientifiche, è considerevole: è un aspetto a cui dedichiamo molta attenzione, promuovendo corsi educativi di informatica, educazione finanziaria e materie Stem, così da inserire le ragazze in un ambito che per stereotipo è considerato più adatto agli uomini», aggiunge Di Campo, che sottolinea come la realizzazione di questo progetto a Venezia abbia scardinato anche un altro stereotipo: «Quello che vuole il nord-est come una zona ricca e sviluppata e quindi meno interessata dal fenomeno della povertà educativa. Io la chiamo invece zona grigia, perché questo benessere diffuso adombra quelle situazioni di difficoltà economico-sociale, che invece sono presenti e vanno affrontate».
A testimonianza dell’impatto che un progetto come Futura può avere nel nostro territorio, tre ragazze hanno raccontato la loro esperienza al convegno tenutosi, in occasione della rassegna Diritti sui Diritti, il 4 ottobre al Centro Culturale Candiani di Mestre, per discutere gli effetti della povertà educativa sulle giovani ragazze e i possibili rimedi, partendo proprio dai loro desideri e aspirazioni.
Una di loro, grazie a Futura, è riuscita ad avviare un percorso che la sostiene per sviluppare la sua idea di impresa nell’ambito dell’estetica oncologica: un percorso che sognava di intraprendere da diverso tempo, ma a cui era stata costretta a rinunciare mancando di mezzi ed esperienza.
Un’altra ragazza, mamma di un bimbo di due anni, con l’appoggio di Futura è riuscita a iscrivere il figlio all’asilo nido, ha ripreso gli studi superiori e quest’anno otterrà il diploma. Questi solo alcuni dei risultati, delle opportunità, promosse dal progetto Futura, che nel 2025 concluderà i suoi 30 mesi di operato. Operato che per ora si è concentrato sulle comunità di queste tre grandi città, ma chissà che la sua rete non possa allargarsi, magari arrivando ad agire anche a livello nazionale.
Teresa Facchinetti