Da Milano a Stavanger: duemila chilometri in Vespa per ripercorrere, nel suo 75° anniversario, l’itinerario del “Freccia Rossa della Bontà”, il raid che nel 1949 portò gli scout da Milano alla Norvegia.
Un’iniziativa che all’epoca si proponeva come obiettivo quello di sensibilizzare l’Europa post-bellica sul tema dei “mutilatini”, tutti quei bambini che erano rimasti menomati dalla guerra, e che quest’anno invece ricorda al mondo intero la tragedia della nostra epoca: quella delle migrazioni e dei minori non accompagnati.
È questo l’obiettivo che si sono posti i venti scout italiani, tra cui anche tre veneziani che, in sella ad altrettante Vespe rosse fornite dalla Piaggio, hanno viaggiato 10 giorni consecutivi, partendo dal Castello Sforzesco, per raggiungere il 28 di agosto la meta finale. Ad attenderli un raduno di scout provenienti da tutto il mondo. Cinquemila in tutto, un obiettivo in comune: quello di ricordare a tutti quanto sia importante l’accoglienza in un mondo dove i confini possono essere un limite decisivo per il proprio futuro. «È stato un viaggio emozionante e allo stesso tempo pieno di difficoltà. Abbiamo viaggiato per due-trecento chilometri al giorno, con qualsiasi condizione meteo – caldo o vento che fosse – ma l’ostacolo maggiore è stata la pioggia, così forte in certi momenti da costringerci a fermarci e cercare riparo». Descrive così il viaggio il mestrino Marco Albertini che, insieme al padre Alberto e a Raul Bocciol, è uno dei tre veneziani che hanno partecipato all’iniziativa: «In un certo senso ci ha ricordato proprio il viaggio che questi bambini sono costretti ad affrontare per lasciare il loro Paese».
Solo che loro sono stati accolti: a Strasburgo, a Bruxelles, all’Aja, mentre l’accoglienza per i migranti, e in particolare per la fascia più a rischio dei minori, rimane ancora uno dei temi più controversi e dibattuti sia a livello europeo che nazionale. Per questo, oltre all’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica che hanno portato avanti con il loro viaggio, i giovani scout in Vespa sono anche promotori di una raccolta fondi: le moto su cui hanno viaggiato potranno infatti essere acquistate e i ricavi saranno devoluti alla causa. L’iniziativa, organizzata dall’ex senatore e avvocato Roberto Cociancich, ha visto la partecipazione di ragazzi provenienti da diverse regioni italiane, ma anche di due ragazzi libanesi e quattro dal continente africano: dal Ciad, dalla Costa d’Avorio, dal Senegal e dal Burkina Faso, testimonianza preziosa di una società che va ben oltre i confini geografici arbitrariamente tracciati su una cartina.
Teresa Facchinetti