«Passo dall’asfalto all’acqua». Sintetizza così la sua nuova destinazione don Luca Biancafior, che ha salutato nei giorni scorso la comunità di Gesù Lavoratore a Marghera per approdare all’isola di Murano: sabato 30 alle ore 16 don Luca farà l’ingresso nelle due parrocchie della collaborazione muranese, San Pietro e Santi Maria Assunta, Donato e Cipriano. Sarà il Patriarca Francesco Moraglia a celebrare i riti di ingresso. «Lascio una realtà che nel tempo è diventata come una famiglia per me», è il bilancio dei nove anni vissuti a Marghera da don Biancafior. «Certamente la situazione di quella zona del quartiere è faticosa, ma le persone che ci vivono hanno tutte le qualità per fare bene. L’ho detto anche nel congedarmi da loro: “Avete l’Eucaristia, la preghiera, la sofferenza e con un po’ di fantasia ne può uscire una bella sinfonia”». Non rinuncia, don Luca, a una piccola stoccata nei confronti delle istituzioni: «Qui sono anni che si vedono progetti e plastici, ma in realtà non si è fatto ancora nulla. Se non abbattere le Vaschette. Ma le persone non si arrendono. E’ proprio quel che abbiano cercato di fare in questi anni per cambiare la mentalità: abbiamo cercato di aiutarle a non rassegnarsi, a non considerare questa zona come irrecuperabile».
«Un’isola felice». Adesso per don Biancafior cambia totalmente l’orizzonte e non è un dettaglio passare dalla terraferma a un’isola. «Per quello che ho potuto vedere in questi giorni in cui sto cercando di ambientarmi, Murano è un’isola felice. Qui ci sono ancora tante famiglie che ci vivono, c’è una bella realtà giovanile che è cresciuta grazie al lavoro di don Alessandro Rosin, il precedente parroco». La prospettiva è quella della collaborazione tra le due comunità: «E’ un’isola con due parrocchie, ma c’è un’unica anima. Spero di riuscire a creare armonia tra le persone. La fortuna mia e di don Umberto Bertola che sarà il collaboratore delle due realtà, è che ci è stata lasciata una bella eredità e noi, da parte nostra, cercheremo di fare del nostro meglio». Don Luca arriva a Murano senza un “programma” preciso. «E’ inutile dire adesso cosa intendo fare o non fare. Mi metterò in ascolto e cercherò per prima cosa di imparare. Spero di essere d’aiuto alle persone, ma non voglio impormi dicendo si fa così o non si fa colà. Lavoreremo insieme, nell’ottica della collaborazione, cercando di vivere la misericordia e il perdono, che sono i frutti che ci ha lasciato l’Anno Santo della Misericordia».
Serena Spinazzi Lucchesi