Qualche giornata vissuta nel quartiere Zen di Palermo grazie alla proposta lanciata dalla Caritas veneziana. Anche quest’anno un gruppo di giovani ha scelto di mettersi in gioco in un’esperienza di volontariato a stretto contatto con una realtà complessa, con pochissimi servizi a disposizione ma un numero elevato di abitanti, dove operano le Suore di Carità delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, dette di Maria Bambina.
Dal 14 al 20 luglio alcuni ragazzi e ragazze di Young Caritas Venezia hanno condiviso un’esperienza che ha lasciato in loro un segno profondo, indelebile, come qualcuno di loro ha testimoniato in qualche riga scritta di getto per ripercorrere sensazioni e momenti condivisi insieme, quelli rimasti più impressi.
«Incontrare la realtà dello Zen di Palermo – riflette Marco – è per molti versi una sfida. Noi volontari di Caritas l’abbiamo intrapresa con uno scopo, con una missione precisa: cercare di donare qualcosa senza chiedere nulla in cambio. Una frase non casuale, che rispecchia perfettamente quella che è stata la nostra esperienza all’insegna della carità». La storia della città è stata affidata alla narrazione di alcune guide che non hanno potuto non raccontare i problemi legati alla mafia, il cui modus operandi è sempre quello di «fare qualcosa per l’altro – puntualizza Marco – chiedendo qualcosa in cambio». Giornate, quelle coordinate da Caritas, che hanno permesso al gruppo di organizzare anche una serie di attività per i bimbi del quartiere (balli, giochi, realizzazione di murales ed altro ancora) e di dare una mano nel riordino delle strade.
«Abbiamo cercato di dare un piccolo contributo attraverso un gesto gratuito. Ognuno di noi, usando le parole di suor Anna, è un piccolo granello di sabbia». Francesca si dice grata per quanto vissuto, nella consapevolezza di come chi ama davvero trasmetta una gioia di vivere «contagiosa». E aggiunge: «Posso dire di aver visto vincere l’amore.
Quell’amore vero che non cerca nulla in cambio e che viene offerto agli altri senza misura. È stato come vedere il Signore all’opera. La gioia, l’entusiasmo, l’impegno e l’amore delle suore che hanno accolto e accompagnato tutti noi e dei ragazzi che hanno condiviso con me quest’esperienza, sono stati travolgenti. Con loro mi sono sentita a casa». Anche Eleonora si sofferma sul prezioso ruolo delle suore lì presenti, «dalle quali eravamo ospiti e la cui esperienza di carità cristiana verso di noi e soprattutto verso i bambini del quartiere Zen, ha guidato i nostri giorni mostrandoci quanta grandezza ci sia nella semplice attenzione e cura verso l’altro».
Poi un riferimento alla città di Palermo, «raccontataci – prosegue Eleonora – da chi quotidianamente combatte contro l’illegalità. Abbiamo incontrato persone e associazioni che ci hanno ricordato come la lotta contro la criminalità, soprattutto negli anni passati, abbia comportato un prezzo altissimo per chi ha osato opporvisi. “E andremo e annunceremo che in Lui tutto è possibile. E andremo e annunceremo che nulla ci può vincere, perché abbiamo udito le Sue parole, perché abbiamo veduto vite cambiare, perché abbiamo visto l’Amore vincere.” Queste le parole che cantavamo tutti insieme durante la preghiera mattutina e nelle quali è racchiuso il senso profondo della nostra esperienza: l’amore. Se esercitato con costanza, non può che toccare le vite di coloro che ne sono toccati». (M.G.)