Nutrie, gazze, corvi e cinghiali distruggono le produzioni alimentari, sterminano i raccolti, causano incidenti stradali con morti e feriti, si spingono fino all’interno dei centri urbani mettendo in pericolo la salute e la sicurezza delle persone.
Lo denunciano i millecinquecento agricoltori di Coldiretti Veneto che si sono radunati oggi a Mestre per dire “Stop alla fauna selvatica” davanti al palazzo di via Torino che ospita gli uffici della Regione Veneto.
I soci provenienti da tutte le province si sono mobilitati per tenere alta l’attenzione sul tema della fauna selvatica e ribadire come siano essenziali strumenti e risposte per contrastare la proliferazione di specie non autoctone.
Presenti accanto agli agricoltori i dirigenti dal presidente regionale Carlo Salvan ai colleghi delle provinciali di Venezia, Tiziana Favaretto, Treviso Giorgio Polegato, Verona Alex Vantini, Padova Roberto Lorin, Marco Vuerich per Belluno e Pietro Guderzo di Vicenza. Schierati in corteo molti sindaci e autorità locali con giovani, donne e senior. Dal palco gli assessori regionali Cristiano Corazzari e Federico Caner hanno assicurato il loro appoggio e sostegno al mondo agricolo confermando la necessità di intervenire con decisione per risolvere una volta per tutte l’emergenza e ricordando i nuovi strumenti che la Giunta regionale ha approvato nel corso della seduta del 15 luglio scorso che rappresentano un ulteriore step nel contrasto alla fauna selvatica. Campi, vigneti, frutteti, orti, pascoli – dicono gli agricoltori – sono devastati dalla presenza di animali selvatici. Greggi e allevamenti sono sotto attacco. Secondo il dossier divulgato oggi da Coldiretti Veneto il valore dei danni, negli ultimi mesi, ha superato il milione di euro in Veneto ed è in continuo aumento. I danni periziali legati ad incidenti causati dai cinghiali parlano di una media di danno per singolo incidente superiore a mille euro. La presenza di oltre 90.000 cinghiali sul territorio regionale, in particolare, rappresenta un rischio alla sopravvivenza degli ecosistemi locali e della biodiversità, senza dimenticare la problematica legata alla Peste Suina Africana che potrebbe compromettere l’intera filiera suinicola.