Era il 5 luglio del 1981 quando Giuseppe Taliercio fu ucciso a Marghera dalle Brigate Rosse. Il Comune di Venezia ha voluto commemorare oggi il tragico assassinio per mano dei terroristi dello storico dirigente dello stabilimento petrolchimico della Montedison. La cerimonia per il 43° anniversario si è svolta stamani nel punto in cui il corpo fu ritrovato, in via Pasini angolo via Bottenigo, alla presenza delle autorità. Insieme agli assessori ai Rapporti con le Municipalità, Renato Boraso e alla Sicurezza, Elisabetta Pesce, presenti anche i presidenti delle Municipalità di Mestre Carpenedo, Raffaele Pasqualetto, e quello della Municipalità di Marghera, Teodoro Marolo.
Don Luciano Degan, sacerdote della parrocchia Gesù Divino Lavoratore di Marghera, ha officiato la cerimonia con preghiere e benedizione ai partecipanti.
“La presenza delle istituzioni indica la tensione emotiva rispetto a queste vicende, tutt’altro che retorica”, queste le parole dell’assessore Boraso. “Continuiamo a essere presenti anche al ricordo degli omicidi di Sergio Gori e Alfredo Albanese. Le testimonianze di ciò che hanno vissuto sembrano incredibili e invece dobbiamo fare in modo che la memoria di chi senza colpa ha sacrificato la propria vita, magari svolgendo il proprio lavoro, non si perda nell’oblio. Omicidi che hanno colpito tutto il Paese per i quali dovrebbero arrivare doverose scuse, anche a distanza di tanti anni”.
Al rito commemorativo anche il prefetto di Venezia, Darco Pellos, oltre a varie delegazioni di forze militari ed esponenti della società civile: Guardia di Finanza, Carabinieri, Corpo degli Alpini e Marina. Con loro, tra gli altri, anche alcuni amici ed ex colleghi della Montedison, alcuni membri dell’associazione Bersaglieri ‘Vianello’, dell’Istituto del nastro azzurro fra combattenti al valore militare (sezione di Mestre) e dell’Unitalsi.
Anche il figlio di Giuseppe Taliercio, Cesare ha voluto ricordare il sequesto dell’ex dirigente Montedison, ucciso dopo 46 giorni di prigionia. “Vorrei che venisse sempre rifiutata la violenza, a tutti i livelli, ancor più atroce se perpetrata verso uomini inermi che si recano al lavoro. Un appello a chi in quegli anni di tensione ha vissuto e ha maturato il giusto ripudio agli atti violenti commessi, di far memoria e trasmetterla con la speranza che tutto ciò che la mia e altre famiglie in Italia hanno subito non si ripeta. Che gli uomini tornino ad essere uomini”.