Suor Germana Boschetti, missionaria nell’isola di Sainte Marie, Madagascar, mercoledì 22 maggio ha fatto tappa al patronato salesiano Leone XIII di via Garibaldi (Venezia) per dare testimonianza della sua esperienza e per ringraziare le parrocchie di Castello Est e il gruppo missionario Mamma Margherita per il prezioso sostegno economico.
Suor Germana vive in Madagascar da circa 40 anni. Per tanto tempo è rimasta nell’entroterra del Paese, ma da settembre scorso le è stato chiesto di aiutare la popolazione dell’isola di Sainte Marie, nell’Oceano Indiano. L’esperienza di maestra elementare le è stata particolarmente d’aiuto in Madagascar, paese in cui i bambini e i giovani sono numerosissimi, ma in cui le scuole e gli spazi a loro dedicati spesso non sono sufficienti per la loro formazione.
Gli studi interrotti già durante le elementari. «La maggior parte dei bambini dell’isola interrompe gli studi in seconda o in quinta elementare perché per raggiungere le scuole deve percorrere una decina di chilometri a piedi ogni mattina», spiega suor Germana. «Così abbiamo voluto offrire loro un oratorio dove poter acquisire ulteriori conoscenze e poter giocare insieme a pallone… I ragazzi non hanno palloni a casa e sono felicissimi di venire da noi, percorrendo anche molta strada». Suor Germana e le altre missionarie vivono in una casetta donata da una generosa coppia di francesi con la clausola di utilizzare il terreno circostante proprio per creare uno spazio dedicato ai ragazzi. Le missionarie in questi mesi hanno realizzato altre opere per aiutare la popolazione locale, per la maggior parte costituita da spaccapietre e pescatori: per esempio quando è stato costruito l’impianto idraulico per la casa, loro hanno chiesto che venissero costruite anche delle fontane pubbliche, in modo che le persone non dovessero più attingere l’acqua dal torrente.
La convivenza pacifica tra religioni. Nell’isola di Sainte Marie, e in generale nel Madagascar, non sono presenti solo missioni cristiane cattoliche, ma anche molte protestanti e alcune musulmane. Tutte convivono pacificamente nel territorio, in un clima di ecumenismo: «Tutte le missioni vogliono aiutare queste persone, per questo non ci scontriamo mai, non cerchiamo mai di “rubarci” fedeli» racconta suor Germana. E aggiunge di essere stata molto colpita dalla forte religiosità delle persone che lì hanno abbracciato la fede cristiana: «Tutti partecipano alle celebrazioni eucaristiche con gioia, cantando e danzando. Proprio così: danzando. E perché no? Sono sicura che il Signore sia contento se vede che noi siamo felici. Le persone sono felici di incontrare il Signore e quando io chiedo loro perché quasi tutti i giorni facciano chilometri a piedi per raggiungere le chiese e partecipare alla Messa delle sei di mattina per poi andare a lavorare alle sette, la loro risposta è semplice e sincera: “perché lì c’è Gesù”».
Partendo da questa osservazione e da una domanda di don Vittorio Tonidandel, parroco di Castello Est, suor Germana ha aperto anche una riflessione su cosa possiamo imparare noi dalla testimonianza delle missioni: «Innanzitutto dobbiamo ricordarci che i soldi non sono la cosa più importante. Servono, ma non devono essere il fine della nostra vita perché, come ha detto anche Papa Francesco, “dietro un feretro non ho mai visto i camion dei traslochi”. Poi dovremmo chiederci perché qui da noi il tempo sembri dominare le nostre scelte. Perché fatichiamo a trovare il tempo per pregare o per fare un piccolo gesto d’amore? E perché i ragazzi che noi educhiamo hanno bisogno di questo e quello e sono sempre preoccupati? Lì i giovani, e non solo loro, sorridono anche se non hanno niente. Anche il telefono nei nostri Paesi ci allontana dagli altri, mentre lì le persone si salutano per strada, si aiutano a vicenda, lavorano insieme per ottenere qualcosa e comunicano con semplicità e franchezza». E aggiunge: «Vivere l’esperienza della missione è importante, anche fosse solo per un periodo della propria vita. I volontari ci sono molto d’aiuto e anche loro sono felici di poter dare una mano. Conosco giovani che tramite la missione hanno fatto quadrare di nuovo il senso della vita, riscoprendo il valore dell’altruismo, della fratellanza e della fede cristiana».
Camilla Pustetto